Ma quale passo indietro? L’Esecutivo Monti non desiste e procede per una strategia che è sempre più “contro”, che a “favore” del Popolo italiano. Dentro e fuori dei confini nazionali. Forse, sarà sfuggito ai più, ma un’altra batosta s’avvicina. Anche se non è immediata. Dal prossimo ottobre, l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) “ridotta” (leggi 10%), salirà al 12%. Mentre quella ordinaria (leggi 21%), passerà al 23%. E’ vero che l’autunno è ancora lontano, ma se il Potere Legislativo non dovesse intervenire per bloccare le nuove aliquote, s’innescherebbe un ferale meccanismo che, per i servizi, avrà anche effetto retroattivo. Prima d’entrare nello specifico, è meglio fare un esempio spicciolo. Oggi un chilo di pane comune (valore medio nazionale) prezza Euro 3,75 (come a scrivere Euro 3,15+0,42 d’IVA). Da ottobre, sempre che il prezzo delle materie prime per produrre il pane non muti, lo stesso prodotto, lo dovremo pagare Euro 4,09. In pratica, altri 52 centesimi in più per chilo. Lo stesso meccanismo andrà ad interessare tutti i generi alimentari. Ma non basta. Con l’IVA al 12%, aumenterà il prezzo dell’acqua potabile, l’imposta per lo smaltimento dei rifiuti solidi (spazzatura), l’energia elettrica, il gas e le bollette del telefono “fisso”. Sulle utenze, i nostri dubbi sono inconfutabili. Per chi è delegato a “riscuotere”, i conti sono presto fatti. Le aliquote maggiorate si riferiranno ai periodi dei consumi. Con effetto retroattivo. Nessuno, In Patria s’è opposto. Almeno sino ad ora. Ma neppure il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) ha trattato, almeno sotto il profilo formale, la materia. Per i Com.It.Es. non ci sarebbe storia. Quello che, invece, ci ha stupito è il “silenzio” degli Onorevoli eletti nella Circoscrizione Estero che avrebbero dovuto opporsi agli aumenti “striscianti” che andranno a colpire anche i Connazionali oltre confine. Ciò anche considerando che circa il 65% di questa fitta umanità ha beni immobili nel Bel Paese. Non solo IMU, quindi, ma anche IVA alle stelle. Gli italiani all’estero non sono ancora nelle condizioni per tutelare i pochi, diritti in Patria. Solo una loro presa di coscienza, anche quella che non coinvolge direttamente il portafoglio, potrebbe ancora salvare il salvabile. Il presupposto di “uguali diritti, uguali doveri” per gli italiani oltre confine proprio non regge. Come non ha mai retto per il passato. Neppure quello remoto. Con progressivo incremento, stiamo assistendo ad una crisi di rigetto di quell’italianità che è solo rinuncia fine a se stessa. Dei milioni d’italiani nel mondo ci s’interessa poco e male. Gli stessi Organismi che li dovrebbero rappresentare ( CGIE e Com.It.Es.) hanno iniziato una parabola discendente che non promette nulla di buono; se non il loro rinnovamento. Per quanto attiene al ramo politico, gli Eletti nella Circoscrizione Estero sono solo capaci di fare tante belle parole; non avendo la forza numerica per proporre fatti. Siamo preoccupati per i segnali di negligenza che si sono verificati fuori d’Italia. Per noi, “mal comune non è mezzo gaudio”.
Giorgio Brignola