25 APRILE

Anche quest'anno, sia pur con intensità sempre più decrescente per il correre degli anni, in tutta Italia è stato festeggiato il 25 aprile. Anche a Verbania ho preso quindi la parola per l'orazione ufficiale senza essere fischiato, come avvenne in passato, ma anzi ma accolto con grande civiltà e rispetto. Come ho cercato di spiegare credo che questa celebrazione quest'anno non possa distaccarsi dal particolare e drammatico momento sociale che stiamo vivendo e nel mio discorso o tra l'altro sostenuto: “ Una crisi che colpisce tutti, le istituzioni e la politica, l'economia del paese e le famiglie, i giovani senza apparente futuro e chi teme di perdere le proprie sicurezze economiche e sociali.
Eppure, pur nel momento così difficile che attraversiamo, credo che tutti capiscano che dalla crisi non ci si esce da soli e allora il senso del 25 aprile non è tanto il ricordo di innumerevoli sacrifici personali che comunque meritano il nostro ricordo ed il nostro rispetto ma diventa la data – simbolo di una scelta di popolo, tanto che questa data sta progressivamente assumendo una nuova dimensione di profonda condivisione a simbolo di unità nazionale. Una data che deve farci riflettere anche nell'ottica della crisi che oggi attraversiamo.
Anche 67, 68 anni fa la nostra Italia era in crisi molto più di oggi: distruzioni, divisioni, bombardamenti, fame, angosce, pericolo quotidiano.
Chi ha vissuto in prima persona quegli eventi, come ormai sono solo le persone più anziane, ha ricordi ed esperienze indelebili di quegli anni e di quei giorni: ricordi di sofferenze, tragedie, ma anche di speranze e di entusiasmi mentre chi – come ormai la gran parte di noi – non li ha vissuti direttamente ha solo letto, ascoltato, raccolto pensieri e testimonianze. Ma nell'imminenza del 25 aprile e nei mesi successivi il popolo italiano dimostrò di essere in grado di risorgere e più gli anni passano più il 25 aprile assume, come dicevo, una dimensione più completa e più importante, sicuramente più condivisa tanto che oggi credo che l'ultima cosa a cui pensare siano le divisioni di parte o di ideologia. Non mancarono anche nei mesi successivi momenti e rappresesaglie atroci che non vanno nascoste né dimenticate anche oggi, come allora, è sui valori che dobbiamo ricostruire! E sono valori semplici: più solidarietà e meno individualismo, più volontà nell’unirsi che nel dividersi, disponibilità verso la comunità ed onestà nei comportamenti.
Il messaggio del 25 aprile cresce così nei suoi termini più veri e profondi: non fu solo la fine di una spietata guerra civile, ma soprattutto l’affermarsi di grandi principi di libertà e ricostruzione nazionale di cui ancora oggi godiamo i benefici e che si sono radicati nel cuore di tutti tanto che se riflettiamo comprendiamo come quegli stessi principi siano le pietre sulle quali ricostruire questo paese dal punto di vista politico, economico ma anche culturale e di dirittura morale e spirito di sacrificio.
Rendiamo allora omaggio a chi in quegli anni lottò con coraggio per il bene e il futuro dell’Italia e che in buona fede – anche se spesso su fronti diversi – si impegnarono ubbidendo allaproprias coscienza e ricordiamo tutti i Caduti con affetto, gratitudine e rispetto, ma soprattutto leggiamo in questa data il messaggio della libertà, valore nel quale tutti gli altri si fondono e dello spirito di sacrifico senza il quale non usciremo dalla crisi di oggi. Serva allora il ricordo del 25 aprile ai giovani perchè non considerino mai la libertà come una condizione normale, facile o scontata e il messaggio che trasmettono quei ragazzi di allora a quelli di oggi è che in quei mesi essi non furono indifferenti, ma si misero in gioco. Era facile scappare, magari in Svizzera, ma non lo fecero, presero la via della montagna, delle privazioni, del rischio personale, così come non fuggirono quelli che sapevano di aver perso una guerra, ma difesero ad esempio fino all'ultimo i confini orientali d'Italia. Spesso non erano eroi, ma lo diventarono e offrirono la loro vita perchè credevano nei loro ideali. Si impegnarono e strinsero i denti per l'Italia e per la comunità di tutti. La festa di oggi sia allora un impegno, una rinnovata unità di intenti, sia festa di una forte e rinnovata coscienza nazionale.”

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