La vigliaccata dell’aumento delle accise

Dice il ministro Passera che l’aumento delle accise sulla benzina “dovrà essere fatto rientrare appena ci saranno le condizioni per farlo”. Cioe’ il giorno del poi del mese del mai, perche’ la fine della crisi ancora non si vede e perche’ comunque in Italia le accise sui carburanti sono ormai una specie protetta: i governi le mettono ogni volta che devono fare cassa e nessuno le tocca piu’. Il governo dei professori, quello dei supertecnici bocconiani, quello da cui gli italiani si aspettavano finalmente qualche idea innovativa, non ha fatto eccezione.
Anzi, come prima cosa ha aumentato non solo le accise ma anche l’Iva, portando al 57% la percentuale sul costo di un pieno che finisce dritta nelle casse dello Stato e facendo schizzare velocemente il prezzo della verde dagli 1,63 euro di metà novembre ai quasi due euro di oggi. Cosa c’è in quei due euro, poi, è veramente da ridere, se non ci fosse da piangere: dentro, infatti, ci sono ancora gli aumenti decisi per finanziare la guerra in Abissinia del 1935 o quelli introdotti per fronteggiare la crisi di Suez del 1956, giusto per dirne un paio. Incredibile ma vero!

Ma poiché si può sempre far peggio, l’ultima invenzione del governo Monti è la tassa sulle disgrazie, ossia nuovo aumento fino a 10 centesimi dell’accisa sui carburanti, 5 a livello nazionale e 5 a livello locale, per finanziare all’occorrenza la Protezione civile. Tradotto, in caso di calamità naturale le vittime devono pure pagarsi i soccorsi. Davvero un’idea geniale, per la serie cornuti e mazziati! Si tratta di una “extrema ratio”, ha poi provato a spiegare Palazzo Chigi, peccato che nessuno (giustamente) si fidi.

Qualcuno obietterà: da qualche parte i soldi bisogna pur trovarli. Vero, ma aumentare le accise sui carburanti è una vigliaccata perché in questo modo si colpisce ovviamente di più chi ha di meno, con buona pace pure dell’art. 53 della Costituzione, in cui è scritto che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

Lo stesso aumento delle accise avrà un peso irrilevante per un milionario che va in Ferrari, ma sarà devastante per un disoccupato, per una famiglia che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, per le imprese già in grandissima difficoltà. Non solo, aumentare le accise sui carburanti in un Paese il cui trasporto delle merci avviene per lo più su gomma significa aumentare il prezzo di tutti i beni, compresi quelli di prima necessità: dalla pompa al carrello della spesa, il rincaro scatta su tutto.

E’ talmente banale da dover essere ovvio, non per il nostro governo però. Che si accanisce sempre sui più deboli ed è al servizio permanente delle lobby, che è bravo a spremere i soliti noti ma nicchia sulla lotta all’evasione fiscale, sulle norme anticorruzione, sui capitali scudati, sui grandi patrimoni. Ci restano il ministro Passera e le sue rassicurazioni, per quello che valgono. Siamo proprio messi male!

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