Da quando si è insediato il governo Monti molte cose sono cambiate, lo si deve dire con molta onestà. Anzitutto, nelle varie televisioni, non si assiste più alle continue “baruffe chiozzotte” nei talk-show da parte di tanti politici che, negli ultimi momenti relativi alla rimozione dell’uomo di Arcore, persino i conduttori più energici non erano più in grado di contenere, tanto che i telespettatori erano costretti a sentire varie sovrapposizioni dialettiche che non consentivano di capire alcunché : insomma, questo primo problema, se vuoi anche di educazione democratica, sembra essere stato risolto, tranne per qualche emittente locale. Poi, è successo che un nuovo stile di governo rispetto al precedente, ha incuriosito gli Italiani, i quali, perso per perso, sono stati costretti a fare di necessità virtù, nella speranza nel cambio di qualcosa che, rispetto al baratro in cui eravamo (e forse lo siamo ancora con uno spread alle stelle), non poteva essere certamente peggio di prima. Ed ancora, ci siamo poi abituati ad una nuova dialettica, se vuoi anche molto corretta, perché favorita dal fatto che il nuovo esecutivo era stato messo lì per risolvere i problemi prescindendo dalla politica (cosa tutta da dimostrare); un po’ per volta ci siamo abituati ad ascoltare, capire meglio, soffrire nella speranza che i sacrifici fossero finalizzati ad un risultato, realtà che di fatto si è avverata, ma solo attraverso il ripristino di un minimo di credibilità, necessario ad intavolare un rapporto normale sia con l’Europa che con gli USA, rapporto che era stato irrimediabilmente compromesso dalle precedenti performances da avanspettacolo più che di governo. Almeno a mio avviso…
Ora il problema delle “baruffe chiozzotte” in tv pare risolto e, grazie a Dio, anche un po’ di credibilità ci è stata restituita.
Detto questo, gli Italiani devono rendersi conto però che questo duplice primo evento, sarà fine a se stesso ove – come si dice ad ogni piè sospinto – non si metta in moto l’economia, aspetto che è e sarà il più difficile e che, ove non si dovesse partire con la ricetta giusta, corre il rischio di compromettere tutto ciò che è stato fatto dall’insediamento del governo tecnico.
Io, francamente, non vedo via d’uscita nelle attuali condizioni, anzi vedo un forte peggioramento a breve in quanto, fors’anche le persone oneste e corrette che sin qui sono state costrette a fare di necessità virtù per salvare il paese, ora si trovano a far fronte con due nemici: il denaro che non basta più ed una potenziale conflittualità civile riveniente dalla necessità di smantellare quell’assetto economico-finanziario che tutti ci eravamo creato per costruire il domani. La gente infatti, tanto per fare un banale esempio, non è più in grado di raggiungere il posto di lavoro in macchina visto il prezzo dei carburanti, posto di lavoro magari molto lontano dall’abitazione e non servito da mezzi pubblici, non è più in grado di far quadrare il bilancio familiare, di badare anche minimamente alle necessità dei figli, tanto da dover rivoluzionare un precedente assetto di vita fino allo scoppio di una qualche scintilla, dalla quale peraltro non siamo affatto lontani.
Se poi, come stiamo purtroppo assistendo in questi ultimi giorni, veniamo vergognosamente scossi dalle continua malversazioni di soldi pubblici da parte di politici ignoranti e approfittatori, allora la rabbia cresce ed inevitabilmente essa cercherà una qualsiasi valvola di scarico… sperabilmente pacifica.
Non vorrei, morale della favola a conclusione, e la convinzione sta montando, che tutto ciò che è stato fatto finora con le diverse manovre si rivelasse inutile, come ho scritto ieri in un giornale, indicando la seguente ricetta :
1) bisogna tassare, in maniera esemplare, chi ha approfittato del cambio dell’euro per arricchirsi a danno delle persone a reddito fisso (salariati e pensionati),
2) è necessario detassare salari e pensioni per facilitare gli acquisti e, di conseguenza, mettere in moto la produzione delle imprese;
3) andrebbero riviste le diverse casse integrazioni, a mio avviso non sempre giuste ed efficaci, magari utilizzando parte di questi soldi, per detassare, come suggerito sopra.
Oggi però mi pare che questa ricetta sia molto tardiva, anche se valida.
Ed allora ? Si dovrà ricominciare tutto daccapo, compensando ciò che l’industria non può più dare in quanto il mercato è saturo, con l’agricoltura la cui potenzialità in termini di produzione della ricchezza, rimane ancora alta.
Ma per fare questo è necessario pagare di più gli agricoltori togliendo i troppi guadagni nei vari passaggi dal produttore al consumatore e, soprattutto, è necessario instillare nelle menti delle nuove generazioni, che non è vergognoso lavorare la campagna…
L’Italia in questo senso sarebbe una miniera d’oro. Ma dalle loro nicchie dorate i nostri politici non sanno neanche cosa sia un pomodoro (si fa per dire, anche perché lo vedono a tavola…)
ARNALDO DE PORTI