Un operaio edile marocchino di 27 anni, senza stipendio da 4 mesi, si e’ dato fuoco questa mattina davanti al municipio di Verona. Stesso tragico gesto aveva fatto ieri a Bologna un muratore 58enne alle prese con gravi problemi economici e contenziosi col fisco. Sono le ultime vittime della crisi e si aggiungono a quella lunga lista di imprenditori, artigiani, operai, disoccupati che, travolti dai debiti, disperati per mutui e prestiti negati, affossati da ritardi nei pagamenti da parte dei clienti o della Pubblica amministrazione, non vedono più una via di uscita dal tunnel.
Le loro storie raccontano l’altra Italia, l’Italia dei disperati inghiottiti da una crisi senza fine, l’Italia dei tantissimi che non solo non hanno un futuro, ma nemmeno il presente. La loro disperazione è la grande sconfitta di una classe dirigente tanto attenta allo spread quanto distratta, se non addirittura indifferente, di fronte al grido di allarme lanciato da chi non ce la fa più.
Quando l’Italia dei Valori avvertiva del rischio di deriva sociale parlava anche di questo, del pericolo cioè che il Paese esplodesse o implodesse per colpa di politiche miopi e ingiuste, deboli con i forti e forti con i deboli. Io la grande fiducia evocata da qualcuno non la vedo, vedo invece sempre più persone allo stremo. Sono i lavoratori, i precari, i pensionati, i disoccupati che, dopo aver pagato un prezzo elevatissimo al rigore, stanno ancora aspettando l’equità promessa dal governo Monti.
Basterebbe un segnale concreto, invece arrivano solo tasse su tasse e rincari a raffica. Tra Imu, aumento dell’Iva, prezzo insostenibile dei carburanti, stipendi bassissimi, ormai non ha più senso nemmeno chiedersi chi ce la fa ad arrivare alla terza settimana del mese perché le famiglie fanno fatica ad arrivare già alla seconda. Mi chiedo allora quanti altri suicidi e tentati suicidi si dovranno ancora verificare prima che il governo si decida a cambiare radicalmente rotta, a inseguire quella giustizia sociale che oggi in Italia non c’è. E’ troppo facile dire che è tutta colpa della crisi, perché, se la crisi uccide, il governo non deve rendersi complice!