Un moralista da disprezzare

Pensavo al quel bimbo d’otto anni privato del padre morto in Afghanistan. Otto anni, un'età delicatissima per restare orfani. E pensavo che se mi sentissi minimamente responsabile della permanenza dei nostri soldati in quel paese, di fronte a quel bimbo mi vergognerei. Ma so che altri non si devono vergognare, giacché sono nel giusto. Sbagliato sono io e le mie idee balzane. Sono uno di quelli che i politici chiamano con disprezzo moralisti. Sono un povero moralista e per questo, se avessi deciso io d'inviare quel militare in terra straniera, non avrei il coraggio di guardare in faccia quel bimbo e la giovane madre. Ho idee strane, una strana morale. Sono persuaso che lo Stato possa mettere a repentaglio la vita dei soldati solo per difendere il proprio territorio. Coloro che hanno idee più sane delle mie, potrebbero obiettare: “Ma lo Stato agisce per generosità, per aiutare il popolo afgano”. La mia risposta insensata è: “Falso, ma anche se fosse vero non si può essere generosi sulla pelle degli altri”. Coloro che ragionano saggiamente, potrebbero ancora obiettare: “Ma quel militare era un volontario”. La mia risposta strampalata è: “Ciò non esonera dalla responsabilità chi ha deciso d'inviare volontari in terra straniera”. Ma io ragiono così perché sono un moralista. Un moralista da disprezzare.

Renato Pierri

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