La sera del 19 marzo 2002 il giuslavorista veniva ucciso

Marco Biagi (Bologna, 24 novembre 1950 – Bologna, 19 marzo 2002) è stato un giuslavorista italiano, assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo 2002, mentre rincasava dal lavoro.
Noto giuslavorista, docente presso le università di Pisa, della Calabria, di Ferrara e di Modena e Reggio Emilia, a partire dagli anni Novanta, Biagi ha avuto numerosi incarichi governativi come consulente ed esperto di diritto del lavoro e come consigliere di diversi ministri del Governo Italiano.
Venne ucciso da un commando di brigatisti, come nel caso di Massimo D'Antona, nella logica terroristica di annientamento di professionisti e servitori dello Stato legati ad un contesto di ristrutturazione del mercato del lavoro.

La bicicletta con cui Marco Biagi tornava a casa quando fu ucciso il 19 marzo 2002

Dieci anni fa a Bologna le Br uccidevano Marco Biagi

Lo uccisero per le sue idee riformiste. Esattamente dieci anni fa. Marco Biagi aveva solo 52 anni e già una lunga carriera accademica alle spalle, tutta incentrata sul lavoro e le sue regole. Amava approfondire la legislazione degli altri Paesi, sviscerandone pregi e difetti e cercando di proporre novità utili al rilancio dell'Italia, per troppi anni ingessata a causa di rigidi schematismi, politici, sindacali e, soprattutto, culturali. A partire dagli anni Novanta iniziò a collaborare con le istituzioni politiche, prima la Commissione europea, poi il governo. Fu consulente di diversi esecutivi, senza guardare alla coloritura politica: collaborò con i ministri del Lavoro Treu, Bassolino e Maroni. Nel 2001, mentre con il governo Berlusconi era impegnato a elaborare una bozza di riforma del mercato del lavoro, fu chiamato da Romano Prodi a occuparsi del futuro delle relazioni industriali, in un gruppo di studio istituito dalla Commissione europea. Per la sua grande esperienza maturata sul campo del diritto del lavoro comparato, Biagi era molto conosciuto anche in Cina e in Giappone. Tutto questo, però, gli costò la vita (come tre anni prima era capitato al professor Massimo D'Antona): un commando di brigatisti lo uccise la sera del 19 marzo 2002, a Bologna, mentre rincasava in bicicletta, dopo una giornata di lavoro e di studio.
Gli assassini di Biagi
A eliminare Marco Biagi fu un gruppo di persone accecate dall'odio: pensarono di cancellare, con una manciata di proiettili, un pericoloso nemico del proletariato. Ignorando, però, che le sue idee avrebbero continuato a camminare anche dopo di lui. Nel 2006 la Corte d'assise d'appello di Bologna confermò l'ergastolo per Diana Blefari Melazzi, Roberto Morandi, Nadia Desdemona Lioce e Marco Mezzasalma (ventuno anni di reclusione a Simone Boccacini). Nel 2007 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione di Bologna ha confermato il verdetto emesso in appello.
MARCO BIAGI – Cronaca di una morte annunciata
Guarda la puntata di “La Storia siamo noi”

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