A 30 ANNI DAL CONFLITTO TRA ARGENTINA E GRAN BRETAGNA: RIAPRIRE IL NEGOZIATO SULLE MALVINAS NON E’ UNA RICHIESTA DEMAGOGICA

Una lettera al “Corriere della Sera” dell’On. Fabio Porta, deputato del Partito Democratico eletto nella Ripartizione America Meridionale

“Il trentesimo anniversario del conflitto che negli anni ’80 contrappose Argentina e Gran Bretagna sulle coste delle lontanissime Isole “Falklands-Malvinas” avrebbe potuto rappresentare un’utile occasione di riflessione sul complesso e spesso contraddittorio rapporto delle potenze europee con i Paesi latino-americani.

Ancora una volta, invece, la grande stampa italiana rischia di distinguersi per il provincialismo stereotipato della propria informazione relativa alla politica estera, America Latina 'in primis'.

E così, mentre sulle colonne dell'autorevole quotidiano inglese “The Times” si arriva addirittura ad argomentare la restituzione delle Malvinas all'Argentina (“One Falklands problem, one civilized solution”, di Simon Winchester, 14.01.2012) sul nostro “Corriere della Sera” (“Quando Hollywood e’ antiamericana”, di Massimo Gaggi, 17.02.2012) si banalizza il tutto inseguendo più il ‘gossip’ e lo ‘star-system’ che una semplice ed opportuna descrizione dei fatti.

L’articolo del “Corriere”, parlando in maniera impropria di “pezzo di territorio legittimamente posseduto da una democrazia liberale” (come se le democrazie liberali, Gran Bretagna in testa, non avessero nulla a che vedere con il colonialismo) o di “dittatori latino-americani” (il riferimento è a due Presidenti, discutibili quanto vogliamo, ma democraticamente eletti come Chavez e Morales), finisce per rilanciare una immagine pittoresca e lontana della realtà del continente che più di qualsiasi altro negli ultimi decenni è cresciuto nel processo di consolidamento della democrazia e nella riduzione delle disuguaglianze sociali, divenendo al tempo stesso una delle aree del mondo più dinamiche e sviluppate economicamente.

Sulle “Malvinas-Falklands” esiste da anni un conflitto diplomatico relativo alla sovranità, che entrambi i Paesi rivendicano (e che, e’ bene ricordarlo, sono localizzate a 14.000 km dall'Inghilterra e a poco più di 500 km. dall'Argentina).

Chiedere alle Nazioni Unite di riaprire il negoziato non mi appare un atto di lesa maestà, e a riprova potrei citare diversi casi analoghi risolti nel passato o attualmente in fase di negoziato internazionale (per restare in Europa, basti pensare alla richiesta spagnola di riavere la sovranità di Gibilterra).

E il fatto che nel 1982 un governo argentino illegittimo (una autentica “dittatura”) si imbarcò in un'assurda guerra, usata a fini propagandistici interni, non esime la comunità internazionale dall'affrontare una controversia nata oltre un secolo fa e tutt'ora irrisolta.
A questo proposito vorrei sommessamente fare notare come tutti i Paesi sudamericani (compreso il Cile del non propriamente “rivoluzionario” Pinera) abbiano manifestato solidarietà con il governo di Buenos Aires, chiudendo i loro porti alle navi battenti bandiera delle “Isole Falkands”.

In poche parole: anche in questo caso ci saremmo aspettati dai mezzi di informazione uno sforzo maggiore di analisi e di comprensione della realtà, offrendo magari strumenti e informazioni plurali e obiettive al lettore, piuttosto che slogan prelevati a piene mani da un certo comodo conformismo tornato a quanto pare di moda nei mass media globali.
Per anni l’America Latina ha sofferto le conseguenze, anche culturali, di secoli di dominio coloniale europeo; negli ultimi decenni, dopo aver superato un altro triste capitolo, quello dei regimi dittatoriali, il continente ha progressivamente riconquistato quel ruolo politico ed economico che le compete nel contesto internazionale.

Non violentiamola ancora una volta con luoghi comuni duri a morire o con letture semplificate che, oltre a non aiutarci a comprendere la realtà, ci allontanano da Paesi che, al contrario, dovremmo considerare parte integrante della nostra storia e del nostro futuro”.

ITALIA
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