Asse Bersani-Vendola per il centrosinistra del dopo Monti

Simone Collini – L'Unità
pubblicato il 13 marzo 2012 , 29 letture
E se fossero Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola ad archiviare la foto di Vasto? La notizia non è tanto nell'arrivo di una nuova istantanea limitata al leader del Pd e a quello di Sel, che ieri hanno presentato insieme a Roma il libro di Federico Rampini “Alla mia sinistra”.

Il fatto è che i due si stanno vedendo riservatamente con una frequenza che non ha precedenti. Argomento degli incontri, compreso quello della scorsa settimana, non tanto le amministrative di maggio ma le prossime politiche e la necessità di lavorare con un'altra intensità alla definizione di un'alleanza di centrosinistra in grado poi di aprire a forze moderate e di centro. Insomma, la famosa coalizione di progressisti e moderati a cui punta Bersani, il quale da Vendola avrebbe ricevuto la disponibilità a stringere i tempi sul confronto programmatico e l'impegno a non porre veti nei confronti di Pier Ferdinando Casini.

ALFANO IRRESPONSABILE
L'accelerazione non risponde tanto alle ultime mosse del Pdl e al rischio che si vada alle urne in tempi ravvicinati. Bersani ha sì visto che “Alfano solleva molti temi polemici come se fossimo in campagna elettorale”.

Ma sebbene denunci che “è da irresponsabili accendere dei fuochi in un momento in cui bisogna comunque mandare avanti il governo”, non reputa possibile che qualcuno si assuma la responsabilità di far cadere Monti. Che il presidente del Consiglio abbia convocato per giovedì a Palazzo Chigi i leader di Pd, Pdl e Udc, per un incontro in cui si dovrebbe discutere anche di Giustizia e Rai, è per Bersani un buon segnale. Ma ce ne sono altri di segno opposto. Come il fatto che il Pdl, nel momento in cui si è aperta la discussione su una nuova legge elettorale, ha rilanciato con le riforme istituzionali, mettendo tanto materiale davanti alla riforma del Porcellum: “Se dovesse restare questa legge io non accetterò di nominare i parlamentari e il Pd farà primarie di collegio”, assicura Bersani. Un'idea che piace anche al leader di Sel.

L'incontro pubblico di ieri al Tempio di Adriano si spiega meglio, alla luce degli ultimi incontri tra Bersani e Vendola. La presentazione del libro di Rampini – che parte dall'illusione del liberismo progressista in voga nel decennio scorso e termina sulla necessità di recuperare gli ideali tradizionali della sinistra – è l'occasione per mostrare una sintonia tra il leader del Pd e quello di Sel, che può reggere anche di fronte al diverso atteggiamento che i due partiti hanno nei confronti del governo. Sull'articolo 18 concordano che è possibile solo una “manutenzione” riguardante i tempi delle cause processuali, sull'Europa sono entrambi critici col trattato riguardante la disciplina di bilancio (il cosiddetto Fiscal compact) e sottolineano invece la necessità di investimenti e politiche per la crescita, sulla crisi italiana concordano che il pericolo viene non tanto dai dati della finanza (lo spread) quanto da quelli dell'economia, a cominciare dalla perdita di diversi punti percentuali nella produzione industriale. Vendola promette che nei prossimi mesi “non farà sconti”a Monti, ma assicura anche che questo non determinerà “un elemento di crisi nei rapporti col Pd, che ha fatto una scelta dettata dalla generosità”. Dice il leader di Sel: “Noi siamo divisi in questa stagione ma speriamo che la stagione sia breve”. Perché poi si concretizzerà la foto di Vasto? No: “Quella non può essere la foto dell'alternativa. Era solo la foto dell'incontro tra tre leader di partito che sono peraltro tutti maschi. E non c'è alternativa se non mettiamo in discussione il maschilismo”.

L'AGENDA
Bersani e Vendola concordano anche sul fatto che si debba iniziare a lavorare con un ritmo più accelerato alla definizione di un'agenda del centrosinistra. Il primo parla della necessità di una “scossa civica”, di una “politica economica di crescita sostenibile”, di un'azione di “redistribuzione”. Il leader del Pd chiede però anche patti chiari ai futuri alleati: “Se diciamo centrosinistra di governo, dobbiamo fare un patto esigibile che comprenda il programma, ma anche dei vincoli reciproci di governabilità, di stabilità del sostegno parlamentare. Se abbiamo un dissenso su un punto, si vota in assemblea congiunta dei gruppi e quel che viene deciso si fa”. Vendola è d'accordo, ed esplicita anche che da lui non verrà nessun veto nei confronti di Casini: “Discutiamo nel merito dell'agenda, non dividiamoci prima sulle biografie”.

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