Civitavecchia ha molte potenzialità  di sviluppo economico, tutte tradite

Allo stato attuale l'attenzione generale è puntata su due fronti: da un lato la produzione energetica, dall'altro le attività portuali. La crisi economica globale ha portato ad una netta flessione delle attività del porto, che non viene compensata dal traffico crocieristico che, dal punto di vista dell'impatto sull'economia cittadina, si è rivelato un vero e proprio flop. Come tutti sanno i turisti vengono prelevati direttamente dalle navi e trasferiti immediatamente a Roma. La produzione energetica, oltre ad aver devastato da un punto di vista ambientale il territorio, non assorbe più manodopera; una volta chiuso il cantiere di Torre Valdaliga Nord, tutti a casa.
Si è sempre cercato, in questi anni, il “grande investitore”, contando sul fatto che solo grandi aziende avrebbero potuto risollevare le sorti economiche (per via degli indotti) ed occupazionali della città. Il risvolto della medaglia consiste nel fatto che la grande impresa, una volta spremuta la città come un limone, esaurito il suo ciclo produttivo in loco, non ha grande interesse nel mantenere in piedi strutture e di certo non si pone il problema di lasciarci tutti in mutande.La sua tendenza sarà di localizzare in ambiti maggiormente proficui, smantellando la sua presenza in città.

L'insistere su Enel e porto ha portato ad un rachitismo dell'impresa locale. Le opere necessarie alle centrali e ai moli sono svolte da aziende specializzate provenienti da fuori città; alle realtà imprenditoriali locali sono rimaste le briciole in forma di subappalti. Questi, più che far girare la ruota dell'economia, fanno piroettare la ruota del criceto; le aziende locali, per andare avanti, sono costrette a chiedere anticipi alle banche; i biblici tempi di pagamento fanno aumentare la cifra che l'impresa dovrà saldare agli istituti di credito; alla fine di questo gioco al massacro il margine di utili delle imprese sarà estremamente piccolo, tale da mettere a dura prova la loro esistenza e renderà praticamente impossibile ogni forma di investimento, condannando queste aziende all'eterno nanismo e all'accattonaggio.

Uscire da questo circolo vizioso si può. Bisogna puntare su di uno sviluppo armonico di tutte le potenzialità economiche della città, con particolare attenzione al terziario e alla nascita di aziende ad elevato grado tecnologico e a basso impatto ambientale. Dire no alle monoculture e spingere in direzione della crescita e nascita delle piccole e medie imprese. E' un problema, questo, di cultura imprenditoriale, di formazione, di accesso al credito. Proprio su questo punto sarà vitale l'azione della futura amministrazione comunale di centrosinistra; occorrerà scuotere un sistema bancario cittadino fermo a Mr. Scrooge, che per prestiti e affidi anche di modica entità costringe i neo imprenditori e le loro famiglie ad impegnarsi tutto l'impegnabile, per poi richiamare, alla prima burrasca, tutti i fidi, distruggendo quel che di buono l'imprenditore, con il lavoro suo e dei suoi dipendenti, era riuscito a costruire.

Senza copertura bancaria l'impresa è destinata a morte certa; la nuova amministrazione dovrà usare tutto il suo peso e la sua forza contrattuale per far si che la creazione ed il sostegno alle imprese non vengano viste dal sistema bancario come un agrume da spremere, ma come partner da rispettare. Bisogna richiamare le banche a quelle che sono le loro responsabilità nei confronti del tessuto economico della città. Non solo prendere, in maniera più o meno rapace, ma anche dare.

Civitavecchia non è solo città operaia. Vi è, in forte, maggioritaria consistenza numerica, un ceto medio che viene schiacciato dalla crisi economica. I nostri giovani sono particolarmente esposti, disoccupati o tritati e risputati dal mercato del lavoro romano. Il problema occupazionale non va visto solo nell'ottica della chiusura di questo o di quel cantiere, ma va affrontato globalmente, con particolare attenzione verso chi cerca disperatamente di entrare nel mondo del lavoro. Attendendo il solo “grande investitore” non si risolve il problema occupazionale, si rischia di perdere solo tempo. Occorre anche qui che sia una rete di piccola e media impresa ad assorbire da un punto di vista lavorativo i nostri giovani; ragazzi preparati, qualificati, motivati che ogni giorno salgono sui carri bestiame per arrivare a Roma, dove, per un salario irrisorio, se non in stage, quindi gratuitamente, concorrono alla prosperità della capitale.

Si deve cambiare rotta, sia per quel che riguarda lo sviluppo economico della città che per quel che riguarda le soluzioni al problema occupazionale. La vittoria della coalizione di centrosinistra alle prossime amministrative è un passo decisivo in questa direzione. Votare Mario Michele Pascale vuol dire dare maggiore impulso a questa trasformazione. Civitavecchia non può aspettare eternamente il messia per risolvere i suoi problemi. Non saranno le grandi aziende opportuniste, che hanno una visione usa e getta dei territori, a salvarci. La salvezza dipende dalle nostre energie e capacità, che vanno organizzate e guidate con rigore e coerenza.

Al consiglio comunale di Civitavecchia, vota Pascale.

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