ANDARE OLTRE MONTI

Alle porte della primavera i problemi d’Italia restano ancora tutti. Soprattutto sul fronte economico, che è quello che più ci preme, ma anche su politico. Lo abbiamo già scritto ed ora giova confermarlo: l’Esecutivo Monti è un Governo di transizione. Durerà, almeno lo speriamo, sino alla primavera del 2013. Dopo, le elezioni daranno una risposta popolare alla situazione d’emergenza e di rigore che si è venuta a determinare in Italia, ma non solo. Il “dopo” di questo governo tecnico è ancora da definire. Riteniamo che il prossimo Esecutivo potrebbe essere varato con l’auspicata entrata in vigore della “nuova” legge elettorale di cui si sente una generale necessità. Del resto, questa Legislatura resta in piedi proprio per non lasciare le “castagne sul fuoco” al Governo politico che la seguirà. Se il sistema rimarrà bicamerale, le novità evidenti non saranno eclatanti. Il cambio della guardia riguarderà, in ogni caso, più gli uomini che i partiti. Destra, Centro e Sinistra dovranno, gioco forza, trovare un”compromesso” per garantire quella stabilità che, in questa fase di vita del Paese, non sembra preoccupare più di tanto. Il comportamento dei partiti, ancora per circa dodici mesi, sarà l’eloquente premessa per evidenziare chi sarà in grado di ridare al Bel Paese una diversa dimensione politica nazionale. Tutti, pur se in sordina, sono alla ricerca di sicure alleanze che non creino problemi per il programmato quinquennio di Legislatura. Anche se da noi sarebbe realmente la prima volta. Forse, un avvicendamento potrebbe essere meglio di quanto la politica nazionale ha saputo offrirci in questi primi undici anni del nuovo secolo. Sarà il livello comportamentale degli uomini a guida dei nostri partiti a fare la differenza. Già nei prossimi mesi sarà possibile fare la prima verifica della reale volontà di cambiare. I facili ottimismi sono definitivamente finiti. La politica liberista è terminata con loro. Non osiamo neppure ipotizzare che ci governerà intenda mettere in pratica ciò che ci aspettavamo da questa Seconda Repubblica che, sotto certi aspetti, ci ha anche fatto rimpiangere la Prima. E’, pur vero, che la realtà italiana ha seguito le sorti di quell’europea; ma è anche evidente che per cambiare la classe politica ci vorrebbero uomini nuovi che proprio non ci sono. Pure per questo motivo il Professore è nelle condizioni ottime per portare avanti il suo progetto di “risanamento” nazionale. Nel secolo scorso, avevamo dato la nostra fiducia alle formule di “centro-sinistra”, oggi non lo potremmo più fare, anche volendolo. Il “Centro” è sulla sottile linea di confine che isola la “Destra” dalla “Sinistra” e le simpatie del Terzo Polo sono equamente suddivise tra le opposte ali parlamentari. Eppure, un compromesso, che nulla avrà di “storico”, dovrà essere trovato. In caso contrario, non sarà possibile andare oltre. Con la mancanza di statisti, l’Italia ha bisogno, almeno, di politici di rango. Ma dove sono? Tutti sentono il bisogno di cambiamento. Però, tra realtà e bisogno i contorni restano sempre indeterminati. Se le cose stanno così, e così stanno, c’è solo da sperare che il prossimo Governo non sia un Esecutivo in atmosfera d’instabilità. L’Italia non potrebbe permetterselo. Dopo tanti sacrifici, ci meritiamo d’andare oltre le strade che non portano a nulla. Guardando in Europa, gli esempi di coerenza politica proprio non mancano. Meglio far tesoro delle esperienze maturate in quest’Unione Europea di cui facciamo indissolubilmente parte.

Giorgio Brignola

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