E’ recessione! Per rilanciare la produttività  servono investimenti e posti di lavoro

Nel nostro Paese c’è un tasso di corruzione pari a quello della Macedonia, siamo messi peggio persino del Ruanda. Tra inaffidabilità, lentezza e tortuosità delle procedure, l’Italia può vantare una burocrazia kafkiana. La criminalità organizzata è la prima industria del Paese, non conosce crisi e mette in ginocchio le imprese oneste. L’instabilità e l’inadeguatezza del quadro politico, in particolare negli ultimi venti anni, rappresenta un enorme fattore di rischio per le aziende. In Italia si dovrebbe lavorare per eliminare queste autentiche piaghe. Invece, il Governo ha individuato il macigno che blocca gli investimenti: l’articolo 18.

Se vogliamo discutere seriamente di riforma del mercato del lavoro noi siamo pronti, le nostre proposte le abbiamo presentate da tempo. Se invece qualcuno vuol far credere che le difficoltà del Paese dipendono dalle tutele dei lavoratori, che la recessione economica, appena certificata dall’Istat, è causata da diritti faticosamente conquistati dopo quarant’anni di lotte, allora troverà la strada sbarrata. Ci opponiamo fermamente a qualunque ipotesi di cancellare l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori perché sancisce un principio fondamentale: non si può essere licenziati senza giusta causa.

Non si può affrontare la crisi economica eliminando le più basilari garanzie dei lavoratori e aumentando di fatto il numero di licenziamenti. Cominciamo piuttosto a parlare di come promuovere la produttività, di come favorire nuove assunzioni. E partiamo dai veri ostacoli che frenano gli investitori esteri: corruzione alle stelle, una burocrazia da sabbie mobili, l’enorme giro di affari della criminalità, ma anche l’inadeguatezza delle infrastrutture, l’insostenibile pressione fiscale, i ritardi nei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione e le difficoltà di accesso al credito.

Sono questi i nodi da risolvere se vogliamo occuparci dello sviluppo economico, di crescita e competitività. Una riforma del mercato del lavoro seria e condivisibile può mai risolversi nella cancellazione di un diritto sacrosanto? Non è certo con questo colpo di penna a danno dei lavoratori onesti che si corregge un dato allarmante: nel 2011 abbiamo perso centinaia di miliardi di euro di investimenti stranieri, che sono drasticamente calati del 53%. Da questo punto di vista siamo penultimi in Europa, davanti alla sola Grecia. Allora è chiaro che per rilanciare la produttività serve una riforma strutturale, basta parlare di articolo 18: abbiamo presentato in Senato una mozione in tal senso, farà da cartina di tornasole per capire chi vuole davvero tutelare lavoratori e imprese e chi invece approfitta della crisi per scatenare una battaglia ideologica dalla quale, di sicuro, uscirà sconfitto un Paese già in ginocchio.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy