Gentile teologo Vito Mancuso, la ringrazio per la risposta. Avevo già letto le sue precisazioni sulla “visione” di Dio e per questo ho messo tra virgolette il termine. Nulla sapevo invece della sofferenza particolare, speciale, di Dio e dei beati. Ne ha già parlato nei suoi libri? Mi scusi, ma sono ignorantissima. Così, la beatitudine, il godimento interiore, perfetto e senza limite, è anche sofferenza che nulla ha da spartire con la disperazione, una sofferenza-passione-pathos-lavoro creativo. Beati i beati! Niente da spartire, tanto per fare un esempio, con la sofferenza dei bambini. Tormentati da crudelissime malattie o da crudelissime persone, i bambini soffrono di una sofferenza allo stato puro, un po' come gli animali. Sofferenza senza speranza, giacché non pensano: “Questa mia sofferenza terminerà”. Niente da spartire con la sofferenza di Dio e dei beati come Dio diventati. Del resto, che importanza ha? Presto anche loro, i piccoli tormentati, potranno giungere alla beata sofferenza di cui si gode “lassù” (attenzione! “lassù” è tra virgolette). Certo, sarebbe stato meglio se non avessero sofferto tanto nella vita terrena, come tante persone fortunate in terra e fortunate in cielo. Ma questo è il mondo. Il buon Dio non è riuscito a fare di meglio.
Miriam Della Croce