“Volevamo raccontare il duro ma efficace lavoro per riprendersi una vita violentata, a volte comprata e venduta”. È Letizia Taroni, in missione per ECPAT-Italia in Cambogia, a raccontarci da dove nasce la campagna “I Love you. A San Valentino dillo con ECPAT”. “Non è la prima volta che entro in questo centro di recupero per minori vittime di traffico, violenza e sfruttamento sessuale, ma stavolta le ragazzine che troviamo al lavoro nella sala dedicata alle attività di tessitura e cucito sono molte di più dell'anno scorso”.
Il simbolo della campagna, voluta da ECPAT per questo San Valentino, è un portachiavi a forma di cuore, (scopri la campagna) fatto a mano dalle ragazze ospitate nel centro di recupero di CCPCR a Phnom Penh. Letizia lo ha visitato qualche giorno fa. Il centro è gestito da un’organizzazione parte della rete internazionale di ECPAT, dal 2008 ha assistito oltre 176 vittime. Oggi ci sono ospitate 45 minori. ECPAT ricorda che in Cambogia sono circa 20mila i minori coinvolti nel mercato della prostituzione e che il Paese sta diventando una emergente meta di turismo sessuale.
Letizia racconta la sua visita nel centro di CCPCR “Chiediamo al direttore che storie hanno alle spalle, perchè a vederle così non sembrano diverse dalle altre. Ma la differenza è dentro di loro, nelle cicatrici che si portano dentro per quello che la vita ha riservato loro finora. La bimba più piccola del gruppo è nel centro da 3 mesi, la madre non riusciva ad occuparsene e l'ha portata qui. E' timidissima e ha lo sguardo triste. Segue quello che fanno le altre, mette in ordine, non sorride mai. Anche i suoi occhi sono spenti”.
“Altre 3 ragazzine sono qui da 3 anni! Dico 3 anni! Vengono dalle province cambogiane al confine con il Vietnam. Questo centro è diventata la loro casa, le altre ragazze sono la loro famiglia. Qui vanno a scuola, imparano un mestiere, sono seguite dagli operatori. Alle loro spalle hanno una storia brutta. Una di loro è stata stuprata da un uomo del suo villaggio quando aveva 12 anni. La cugina e la sorella sono state testimoni dell'accaduto e per poterlo processare e condannare (ogni tanto capita), sono state portate a Phnom Pehn. E qui sono rimaste”.
Il rispetto per il dolore altrui anche se si opera ogni giorno in questo campo. Racconta Letizia “Queste cose le abbiamo scoperte grazie alla presenza della presidente dell’organizzazione locale con cui operiamo in Cambogia, Respect For Children, che è anche psicologa. Noi siamo estranei, non possiamo pensare di scoprire le loro storie, di scavare nelle loro vite dopo 10 minuti che siamo nella stessa stanza. Ad un estraneo non si dicono queste cose. Non è facile parlare di quello che si è vissuto. Ogni volta è come riaprire la ferita”.
“Durante la nostra visita 6 ragazzine stanno ricamando degli abiti. E' una delle attività di formazione che il centro promuove per dare loro delle competenze pratiche che gli siano utili in futuro, per essere economicamente indipendenti. Oltre a tessere e cucire, i negozi di abiti da cerimonia forniscono l'abito che poi viene ricamato dalle ragazze. La quantità di perline che attaccano è incredibile, il lavoro è certosino. Per ricamare un abito serve una settimana di lavoro e il compenso è davvero minimo o inesistente, 3 dollari ad abito. L'abito viene poi ovviamente rivenduto dal negoziante ad un prezzo variabile tra i 25 e il 50 dollari.
L’operatrice di ECPAT-Italia ci parla delle sensazioni di questa visita toccante “Le ragazze sono timide e alzano lo sguardo solo di rado. Quando però vedono che apprezziamo quello che stanno facendo e che vogliamo comprare i cuoricini di stoffa l'atmosfera si scioglie un po’”. Chiude dicendo: “Quello che si prova in queste occasioni è veramente un misto di troppe emozioni. C'è la rabbia di sapere che sono tante le vittime di queste violenze, c'è la consapevolezza che sono ragazzine, a volte bambine e bambini, c'è la gioia di vedere che una semplice visita, un abbraccio, porta un sorriso sui loro volti, c'è la percezione che il piccolo gesto che facciamo per loro possa portare speranza per il futuro”
ECPAT è una rete internazionale di organizzazioni, presente in oltre 70 paesi, impegnata nella lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali: turismo sessuale a danno di minori; prostituzione minorile; tratta e traffico di minori a fini di sfruttamento sessuale; pedopornografia.
ECPAT-Italia è nata nel 1994 per combattere il turismo sessuale e far approvare la legge 269/98, che punisce gli italiani che commettono abusi sessuali su minori anche all'estero.
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