DOPO MONTI

Per migliore il profilo socio/politico italiano c’è da affrontare e risolvere, possibilmente in modo definitivo, il disordine economico che ci hanno lasciato in eredità i pregressi Esecutivi politici. Monti, ora, non può garantire”miracoli” a fronte di una produttività ridimensionata ed una disoccupazione, non solo giovanile, che ha superato la soglia d’attenzione d’oltre l’8,5%. Apparentemente, l’inflazione è “bloccata”, ma lo è anche il tenore di vita degli italiani a reddito “fisso”. In pratica, non più adeguato al reale costo della vita. Il giro di vite, ovviamente necessario, ma sofferto, era prevedibile. Per tornare tra i “buoni” d’Europa, i sacrifici appaiono indispensabili; però non c’è la minima certezza che saranno veramente gli ultimi. I nodi da sbrogliare sono sempre gli stessi. Riforma del nostro sistema elettorale, nuovo piano per incrementare l’occupazione e riforma fiscale. I tempi delle “stangate” hanno lasciato il posto ai decreti “Salva Italia”. Certo è, almeno per noi, che la strategia degli interventi risanatori potrà evidenziare la sua validità solo col tempo. Dai “tecnici” non si può pretendere ciò che i politici non sono stati in grado di realizzare in quest’inglorioso tramonto di Seconda Repubblica. L’attuale posizione di Capo del Governo non è, per nulla, comoda. Perché le capacità dei singoli Ministri devono armonizzare con quelle degli altri. In politica era impossibile; ora staremo a vedere. Tutto ciò di là dalle critiche sterili che non giovano, certamente, all’Italia. Se il Professore potesse continuare per la sua strada, le elezioni politiche si terrebbero nella tarda primavera del prossimo anno. Anticiparle, al punto in cui siamo, sarebbe logisticamente inopportuno. Di fatto, la crisi economica ha mutato, certamente senza premeditazione, le simmetrie politiche che saranno chiamate in campo a tempo debito. Il Parlamento, ora, ci appare più come una struttura burocratica che un luogo di confronto democratico sulle differenti posizioni dei gruppi politici che lo compongono. Certo è che, senza dibattito, le alleanze hanno cominciato a perdere “collante”. Senza strategie da condividere, c’è poco da stare allegri. Non a caso, la situazione nazionale rimane assai delicata e le nostre previsioni relative al futuro imminente restano nelle posizioni che sono note. Sarà il prossimo Esecutivo politico a qualificare o a dequalificare la nostra posizione anche all’interno dell’UE. Non siamo in grado, ora, d’ipotizzare un possibile Esecutivo con maggioranza “sicura”, anche perché l’attuale legge elettorale sembra stata varata proprio per non garantirla. Da noi, c’è sempre la variabile ”imprevisto” da non sottovalutare. Il “fato” della penisola esiste. Perché sino a quando ci saranno dei politici che dicono “cose” e ne pensano “altre”, la casualità giocherà sempre un suo imponderabile ruolo. Pure se “casualità” e “politica” stanno come il Diavolo con l’Acqua Santa. Prima di tutto, c’è da rimettere in sesto i nostri conti pubblici rischiando, pur se con certi limiti, anche l’impopolarità. Le liberalizzazioni potrebbero, in ogni modo, rivelare un meno favorevole rovescio della medaglia. Del resto, l’Italia non è stato mai il Paese dei balocchi. La situazione nazionale è sempre seria e l’unica terapia è quella che Monti sta portando avanti. Meglio, a parer nostro, accelerare i tempi; anche perché i malati “cronici” vivono a lungo, ma vivono male.

Giorgio Brignola

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