Le amnesie dell’onorevole Laura Garavini

Il Partito Democratico, se non erro, è nato con l'intento di riservare uno spazio, non solo interlocutorio, ma soprattutto agente anche agli esponenti della società civile. Un'ottima premessa! Dopo anni di disaffezione dei cittadini nei confronti della vita politica e soprattutto partitica, e mossi dalla speranza di poter finalmente coronare il sogno della rinascita di una reale forma di “democrazia diretta” in cui i cittadini si percepissero non più come spettatori passivi, ma come attori aristotelici della res publica, abbiamo deciso di sostenere, votandola, una di questi esponenti, l'onorevole Laura Garavini.
L'onorevole Laura Garavini, nella sua nuova attività professoinale, si è ritagliata uno spazio politico occupandosi di uno dei più scottanti temi che investono il nostro paese: la mafia. Ci pare inutile ricordare che per occuparsi seriamente di una simile piaga non è sufficiente scimmiottare vecchi slogan (Atomkraft nein danke!) giocando con le parole (Mafia nein danke!), bensì sono richieste da parte del soggetto politico agente un profilo e delle qualità che, data la materia in oggetto, investono in primis la sfera delle competenze e dell'esperienza guadagnata sul campo.
Se ci si erge a paladini della guerra alla disonestà è necessario partire da un fondamento di onestà, lapalissiano no? Negli ultimi tempi, forse in preda al demone che si impossessa dei fantasmi nel loro vano tentativo di essere visti, o forse semplicemente a corto di argomenti ed idee per contrastare la mafia, l'onorevole Laura Garavini – dimentica del vecchio adagio secondo cui “quando non si ha nulla da dire conviene tacere” – ha recuperato spazi di memoria ricordando le ragioni per le quali si trova a Roma: ha ricevuto un mandato dagli elettori della ripartizione europea della circoscrizione estero.
Quindi, ha preso ad occuparsi di altri temi scottanti della politica italiana all'estero: la scuola, i lettorati, i corsi di lingua e cultura, i frontalieri, i consolati, le pensioni, ecc., dandoci un saggio non solo delle sue scarse conoscenze delle tematiche che investono l'universo degli italiani in diaspora, ma – fatto assai più grave – facendosi volente o nolente promotrice di evidenti mistificazioni.
Nella sua ultima newsletter, prendendo per probabili sprovveduti i suoi lettori, l'onorevole Laura Garavini, a proposito dei corsi di lingua e cultura scrive: “… Non facciamo grandi giri di parole. La situazione della lingua e cultura italiana all'estero è disastrosa. Il Governo precedente in questo campo ha fatto scempio. Con la caduta di Berlusconi per ora siamo riusciti a frenare l'onda di tagli che ha colpito gli italiani negli ultimi quattro anni. Adesso si tratta di ricostruire sulle macerie. Cosa c'è di vero e onesto in queste parole? Nulla!
I problemi causati dal governo Berlusconi restano inalterati e non si intravedono soluzioni alle macerie che ha lasciato. Le famiglie e i nostri connazionali all’estero si aspettano dai parlamentari alla Laura Garavini delle risposte ai loro problemi e non degli slogan edulcorati.
L'onorevole sa benissimo che non “siamo riusciti a frenare” un bel niente, i consolati chiudono, i pensionati continuano ad essere sbeffeggiati con ripetute richieste di esistenza in vita, gli scolari rischiano di rinunciare ai corsi di lingua e cultura italiana, perché, per l'anno 2012, è già stato decretato un taglio lineare agli Enti gestori dei corsi del 52 per cento. e per inciso, Laura Garavini dovrebbe sapere che il Governo Berlusconi aveva prorogato senza tante storie la “detrazione per carichi familiari” e la franchgia per i frontalieri (mantenendola a 8.000?euro e non a 6.700) di cui l'onorevole mena vanto.
A questo punto è d'uopo porsi e porre all'onorevole Laura Garavini una domanda per nulla retorica: come è possibile che ad occuparsi di mafia siano preposte persone che si prendono beffe di concetti quali verità e trasparenza? In quel ruolo, nel passato, si sono distinti parlamentari di alto profilo in nome di tali valori. Come cittadina italiana residente all'estero avevo scelto, anche per ragioni di genere, di dare il mio voto alla signora Garavini, confidando nella novità e nella sua estraneità ad un modo stucchevole di fare politica.
Con rammarico, tristezza e profonda delusione ho dovuto constatare che anche l'onorevole Garavini ha imparato in fretta un concetto che tanto disgusta gli italiani, ovvero l'importanza del partito per contare e raccontare impunemente la non verità. Che delusione!
Maria Bagnati-Ricci

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