di Leoluca Orlando
Il referendum era, poteva essere, la scialuppa di salvataggio della nave della democrazia.
Quella nave democratica rischia di affondare e di consegnare agli insulti legittimi dei cittadini indignati il Parlamento, autore – nella sua maggioranza di ieri – del Porcellum e indisponibile – con la maggioranza di oggi – a procedere al cambiamento di quella legge vergogna.
La crisi democratica e la prospettiva di un regime viene aggravata da un Governo di tecnici senza legittimazione popolare che procede, come il predecessore Berlusconi, per decreto legge e con richiesta di voto di fiducia. Un voto di fiducia concesso da un Parlamento di nominati ricattati/comprati.
Si svela, oggi, in tutta la sua gravità la, ormai inaccettabile, coincidenza tra Ministri e poteri forti senza consenso.
I “poteri forti” sono certamente parte del Paese, sono parte dell'Italia. Come i “poteri deboli”, la classe operaia o la categoria dei geometri o dei medici. Muore la democrazia, però, quando i poteri forti o una qualunque parte del Paese si identifica, senza legittimazione democratica, nello stesso Governo. Muore la democrazia, anche quando il Governo è espressione soltanto della classe operaia o soltanto dei geometri o soltanto dei medici.
Non si invochi l'Europa, per favore. Il troppo è troppo.
E a nulla valgono, a questo punto, i sorrisi di galateo internazionale di Angela Merkel o di David Cameron.
Non più le scellerate speculazioni finanziarie sono oggi il problema principale dell'Italia, ma il dramma italiano è il Default democratico che rischia di salvare caste e speculazioni e trasformare l'Italia in un Paese forse ancora in Euro e in Europa, ma privo di democrazia e di credibili istituzioni rappresentative.
Leoluca Orlando