I santi pagherebbero tutto l'oro del paradiso per avere la possibilità di intervenire sui fenomeni naturali terreni. Eviterebbero volentieri, ad esempio, che un fulmine bruci di colpo un bambino che gioca sotto un albero, oppure che inondazioni, uragani, eruzioni vulcaniche, facciano stragi, e invece non possono neppure evitare che un terremoto si scateni di giorno e non in piena notte come avvenne all’Aquila. Niente da fare; miracoli del genere sono tassativamente vietati. L'unica possibilità d’interventi sulla natura, è di far piangere lacrime di sangue statuine di gesso; ma anche questo miracolo ha limiti precisi: è possibile far sgorgare una lacrimuccia ogni tanto, ora sì ora no, ma non continuamente, magari per un'intera giornata. I santi, essendo santi, farebbero volentieri cento, mille miracoli di guarigione il giorno. Se fosse per loro, farebbero un miracolo planetario: tutti i malati gravi di questo mondo, ma anche quelli non gravi, guariti in un solo momento. Svuoterebbero gli ospedali di tutta la terra. E invece in paradiso ci sono regole ben precise: non più di un certo numero di miracoli; numero proporzionato alla fama del santo e alla quantità dei devoti che lo pregano; e la grazia (eliminazione di una disgrazia) solo a chi la merita e prega con vera fede. Sino a che si tratta di adulti, quindi, la difficoltà per i santi non è insormontabile, ma ciò che li mette in crisi, ciò che li fa impazzire, è d'essere costretti a fare una scelta tra i bambini. I bimbi sono tutti uguali, e non c'è certo bisogno che preghino per sentire la necessità di salvarli. Un vero tormento per i poveri santi: vorrebbero salvare tutti i bimbi del mondo e sono costretti a scegliere a casaccio ora questo ora quello, e ad abbandonare gli altri al loro triste destino. Un tormento tale, che per i santi, il paradiso è una sorta di un purgatorio, quasi un inferno.
Miriam Della Croce