Immaginate che vi dicessero: il vostro posto di lavoro può rimanere tale, solo se fate a vostre spese i bagagli e vi trasferite a qualche centinaio di chilometri da casa vostra…Questo succede a 12 famiglie di Capranica, paese in provincia di Viterbo, da dove sto scrivendo perchè ci risiedo: “Capranica è il paese delle acque, apprezzate da Petrarca nel suo soggiorno del 1337, ospite di Orso Anguillara…”
Ecco la notizia del 15 dicembre, che si poteva apprendere al TG 3 e dalla stampa locale on line, come a me è accaduto: ‘‘Chinotto Neri: lavoriamo per salvarla”. Il sindaco di Capranica ha incontrato sindacati e lavoratori per scongiurare trasferimento in Campania dello stabilimento produttivo della storica aziendaTrattative in corso per salvare il posto di lavoro dei 12 dipendenti della Chinotto Neri, storica azienda di Capranica, che dal 31 dicembre sarà dismessa con il trasferimento della produzione della famosa bevanda dalla Tuscia a Buccino, in provincia di Salerno. La decisione è stata comunicata ieri mattina dalla proprietà ai sindacati e ai lavoratori, che immediatamente sono entrati in sciopero, e da subito l’amministrazione comunale si è attivata per tentare di risolvere la situazione molto critica. “Ieri pomeriggio c’è stata una riunione con sindacati, lavoratori e proprietà – ha commentato il sindaco di Capranica Paolo Oroni – in cui sono state attivate le trattative per cercare di salvare il posto di lavoro dei dipendenti. Fra le varie ipotesi messe in campo c’è quella degli ammortizzatori sociali e non si esclude il possibile intervento di altre aziende sul territorio, ma è ancora presto per dirlo. Stiamo verificando tutte le opzioni, ma da parte del Comune c’è la massima volontà di assistere i lavoratori e le loro famiglie: in tempi brevi, comunque, si dovrebbe giungere ad un accordo”. La Chinotto Neri fu fondata nel 1949 da Pietro Neri, imprenditore che decise di produrre e lanciare una bevanda che somigliasse per colore alle bibite statunitensi che giungevano nel dopoguerra in Italia ma con un sapore originale. Il successo dell’azienda fu talmente tanto che vennero lanciati sul mercato altri tre prodotti: l’Aranciosa, la Gassosa e il Limoncedro, presenti insieme al Chin8 nel contenitore televisivo Carosello. L’azienda è stata poi rilevata dalla Ibg Sud Spa, che possiede lo stabilimento produttivo in provincia di Salerno, dove era disposta a trasferire i dipendenti di Capranica, i quali però, hanno rifiutato il trasferimento dal momento che loro famiglie si trovano nella Tuscia.”
E dire che a febbraio del 2000, il Sole 24ore titolava, Chinotto Neri: riapre a Capranica e investe 10 mld ”Se bevi neri ne-ribevi”. Torna in campo la storica, ”Chinotto Neri”, una delle prime aziende di produzione e imbottigliamento di acqua minerale e bibite del primo dopoguerra.
Lo stabilimento sarà inaugurato a Capranica, in provincia di Viterbo, vecchia sede della società sabato 12 febbraio. Previsti investimenti per 10 miliardi e il reinserimento al lavoro di cassaintegrati. L’azienda si prefissa un fatturato annuo di 40/50 miliardi e una produzione di 80 milioni di pezzi.”
Dal Corriere di Viterbo di Sabato12 febbraio 2000 Oggi l’inaugurazione dello storico marchio fondato nel 1949 Chinotto Neri si riapre“Salvati i dipendenti, puntiamo ad assumere” Flavia Landolfi CAPRANICA – Aprirà ufficialmente i battenti questa mattina con un’inaugurazione in pompa magna lo stabilimento Chinotto Neri di Capranica. Un ritorno in grande stile per lo storico marchio fondato da Pietro Neri nel 1949 e acquistato da un pool di azionisti poco meno di sette mesi fa. Si volta pagina per l’industria di bevande che dopo il boom degli anni cinquanta venne travolta da una crisi di mercato che in poco tempo la portò nelle mani di un curatore fallimentare. Traversie che per i dipendenti dell’allora Mineralneri si trasformarono in cassa integrazione. Ora con gli investimenti di 10 miliardi che la cordata di imprenditori legati alla guidata da Angelo Fiorilli ha puntato sulla Chinotto Neri srl 10 dei 12 lavoratori hanno riavuto il loro posto. “Con questo investimento, iniziale – dice Claudio Mone, amministratore unico dell’azienda – abbiamo rimesso a nuovo gli impianti, reintegrato i vecchi lavoratori in cassa integrazione e assunto un addetto al controllo qualità. Siamo assolutamente convinti che il prodotto può conquistare una notevole fascia di mercato, in quel caso ovviamente dovremo espanderci”. Nei prossimi due anni si tratterà di un’altra decina di assunzioni. “Ma tutto dipenderà – precisa Mone – dal raggiungimento del nostro obiettivo: 50 miliardi di fatturato annuo”. Che tradotto in merce, dal chinotto all’acqua oligominerale, fanno 80 milioni di bottiglie. Il nuovo “corso” dell’industria non è stata cosa semplice: “Qui – prosegue Mone – non avevamo rete commerciale. Negli ultimi tempi l’industria non produceva più quasi nulla e i punti di riferimento commerciali erano praticamente a zero. In queste sette mesi oltre ai lavori di modernizzazione degli impianti abbiamo dovuto reinventare la rete. Ma adesso siamo pronti alla sfida”. Per Capranica l’occasione è golosa. A cominciare dal ricasco in termini di visibilità, per finire all’indotto di lavoro che uscirà dall’operazione. Basti pensare alla rete di distribuzione sull’intero territorio nazionale. Il primo a gioirne è il primo cittadino di Capranica Angelo Cappelli. “Chinotto Neri è legato a doppio filo alla nostra città. Con questo marchio tornerà a volare anche Capranica”. E per suggellare il matrimonio che da sempre lega l’industria al territorio il sindaco ha indetto entro i prossimi 20 giorni un consiglio comunale proprio all’interno dello stabilimento. “Inviteremo tutti – spiega – a cominciare proprio dai vecchi dipendenti”. E Capranica si riprende il suo chinotto. Nelle foto lo stabilimento di Capranica della Chinotto Neri che viene inaugurato oggi e la catena di imbottigliamento
Nella stessa giornata di oggi, 15 dicembre 2011, un altro “rilassante” articolo: Frane, radon e arsenico le piaghe ambientali della Tuscia “…Prima per concentrazione di arsenico nell’acqua oltre i limiti stabiliti dall’Unione Europea, prima per concentrazione di radon, terza per rischio frane: la provincia di Viterbo non se la passa davvero bene dal punto di vista dell’assetto idrogeologico, dei dissenti idraulici e geomorfologici. L’allarme è stato lanciato ieri a Roma dai geologi del Lazio, durante il meeting organizzato in occasione del ventennale dell’istituzione dell’ordine professionale.”Il Lazio è anche la regione con più comuni che presentano concentrazioni di arsenico nell’acqua destinata al consumo superiori ai limiti di legge (10 microgrammi/litro)” ha evidenziato il presidente dell’Ordine regionale dei geologi Roberto Troncarelli. Ottocentomila le persone interessate, Viterbo la provincia con più centri a rischio. Valori di arsenico tra 10 e 20 microgrammi/litro sono accettabili per un tempo limitato – ha aggiunto – ma ci vogliono misure per la protezione di neonati e bambini fino ai 3 anni. Nel Lazio si arriva in molti casi a 50 microgrammi. I comuni da bollino rosso sono 91. L’arsenico può causare tumori della pelle e degli organi interni”. Il radon, invece, gas naturale prodotto dal decadimento radioattivo dell’uranio, presente nel suolo e nelle rocce, inodore e insapore, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo. In determinate condizioni può raggiungere concentrazioni elevate e diventare dannoso per la salute, in particolare nei luoghi chiusi, come case, scuole e ambienti di lavoro.Il Lazio, con la Lombardia, è la regione dalla maggior concentrazione di radon. Il fenomeno riguarda in particolare la Provincia di Viterbo e tutto l’Alto Lazio…”
Tornando indietro nel tempo, me ne sono un poco occupata della salute del posto in cui tento di vivere da pensionata e serenamente. E allora anteponendo la solidarietà totale, a queste persone con famiglia che non vivono davvero tranquillamente queste giornate, mi chiedo cosa accadrà dopo il 31 dicembre di quella fonte di San Rocco dove noi tutti ci approvigioniamo dell’acqua potabile per concessione della Mineralneri…cosa ci date da bere e ribere? Grazie e distinti saluti.
Doriana Goracci
RIFERIMENTI:
aggiornamenti eco ambientali con Lavori in corso nella Tuscia.
Il Fattaccio dell’Arsenico nell’ Acqua
Capranica 10 marzo Acqua all’Arsenico effetti e soluzioni
Festa e Fasti della Trebbiatura con Acque del Viterbese
Arsenico e tanti Vecchi Veleni
Arsenico Bollette Acqua Capranica 25 maggio
Testa di Capra se bevi Neri ne ribevi
…Ve lo scrivo da Capranica, la “cittadina fondata nel periodo etrusco e sviluppatasi sopra uno sperone di tufo a circa 370 metri di altitudine sul livello del mare, un’intera popolazione dispersa dalle invasioni post decadenza romana, che utilizzò le case, abbandonate e diroccate e ne fece rifugio per i pastori, i quali vi si stabilirono definitivamente con i loro greggi di capre, da cui il nome. Fino al 1676,si ripeterono atti di dedizione ai Papi, ricevendo in cambio esenzioni e benefici. E da allora, fu affidata la gestione a governatori laici che si successero per circa un secolo, fino alla conquista napoleonica.In epoca moderna fu conquistata dalle truppe francesi e si adeguò alla nuova gestione amministrativa, che però prevedeva l’abitudine alla leva forzata, la partecipazione alle imprese militari del nuovo governo e la deportazione degli oppositori e degli affezionati all’Ancien Régime. Capranica eresse il proprio Albero della Libertà, abbattuto nel 1799, e l’aquila dorata, pacificamente trasportata nel Duomo. Più tardi fu conquistata dalle armate guidate dal Principe di Sassonia che organizzò un governo provvisorio del quale fecero parte distinti membri della borghesia locale. Più tardi passò anche Mazzini, diretto a Roma, che ne conservò un vivido ricordo; ed infine le milizie del Re d’Italia, che vi entrarono il 17 settembre 1870.
Si conclude a questa data, la pagina storica dell’ Encyclocapranica: Capranica sparita…rimane la Neri, sotto la rocca. Quella che se la bevi, ne ribevi. Non è la Coca Cola, ma è buonissima, è un chinotto, un agrume originario della Cina meridionale, viene innestato soprattutto su arancio amaro… L’acqua di Capranica, non è più la meravigliosa acqua leggermente minerale decantata nei secoli, Petrarca ospite compreso. Per adattarsi alle normative europee, si scopre che è ricca a dismisura di arsenico. Paghiamo le tasse come se lo fosse e la si compra, per berla, al supermercato. Io ho imparato, perchè qualcuno mi ha insegnato, mi ha indicato la via, a prenderla, l’acqua, in una fonte poco distante, 15 minuti dal paese, perchè quì di acque ce ne sono meravigliose, ancora…la Via…c’è la Francigena, ancora, che ci passa sotto. Nelle cantine e grotte riadattate, ora vivono “gli stranieri”, i pendolari romani…
Noi lo sappiamo ma tanti no, tanti che dovrebbero vedere e mostrarci quanto ancora di buono rimane, quanto la terra ci offre. Le capre non ci sono più, ma hanno fatto la storia dell’ostinazione e della resistenza di un popolo, sta a noi, interpretare il passato, per affrontare il presente.