Emigrazione: l’on. Franco Narducci a Ginevra per la presentazione del libro di Barbara Bertolini sull’emigrazione italiana in Svizzera

Il libro: Storia dell’emigrazione italiana a Ginevra, E qui almeno posso parlare?della giornalista e scrittrice Barbara Bertolini, sarà presentato il 12 dicembre prossimo a Ginevra grazie all’iniziativa iniziativa del Console generale d’Italia Alberto Colella, della Missione Cattolica italiana in Svizzera e dell’on. Franco Narducci.

Presenteranno la pubblicazione e discuteranno con l’autrice i Professori Sandro Cattacin ordinario di sociologia all’Università di Ginevra, Rainer Cremonte eminente storico della comunità italiana in Svizzera e Toni Ricciardi ricercatore presso l’Università di Ginevra e di Napoli, con la partecipazione dell’on. Franco Narducci, Parlamentare della Repubblica italiana, eletto nel collegio Europa dagli Italiani all’estero e vice-Presidente della Commissione esteri della Camera dei Deputati.

Pubblicato in edizione italiana e francese, stampato da “Il mio libro- Gruppo Editoriale l’Espresso”, il volume documenta, in 284 pagine, le vicende che hanno interessato i figli degli emigrati, provenienti da tutte le Regioni italiane ed ospitati nell’Orfanatrofio del Grand-Saconnex, un comune del Cantone di Ginevra, gestito dalle Suore Missionarie di Susa.

Barbara Bertolini, originaria della provincia di Reggio Emilia, residente nel Molise da oltre trent’anni, arrivata in Svizzera all’età di 10 anni, ha voluto portare alla luce la sofferta infanzia dei bambini italiani figli di emigrati, costretti a trascorrerla lontano dai genitori a causa delle rigide leggi elvetiche.

Nel libro-inchiesta l’Autrice espone una visione a tutto campo anche di questo fenomeno migratorio, che ha interessato la Svizzera dagli anni’50 alla fine degli anni ’80. Esso raccoglie testimonianze dirette degli ex alunni, rintracciati dopo circa ‘40 anni, sulla scuola elementare che frequentavano senza sapere ancora la lingua francese e sull’Orfanatrofio “Regina Margherita” del Grand-Saconnex. Questo istituto ha consentito a numerosi bambini italiani, che orfani non erano, di rimanere sul suolo elvetico. Un percorso lucido tra cronaca e storia che contribuisce a disegnare il più ampio quadro dell’emigrazione italiana nel Cantone di Ginevra.

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