Via libera dall’ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione ai due quesiti referendari sulla legge elettorale

Le 500 mila firme a sostegno della richiesta ci sono tutte, e con un ampio margine. Le verifiche, infatti, si sono fermate quando il primo quesito ha raggiunto la soglia delle 534.334 firme valide e il secondo 531.081.

L'ufficio elettorale ha concluso i suoi lavori di certificazione tenendo un margine più ampio di quello richiesto dalla legge indicato in mezzo milione di firme.
Un altro successo dell'Italia dei Valori e di quanti, in meno di due mesi (tra agosto e settembre) si impegnarono per quella raccolta di firme che il Presidente del Comitato referendario, Andrea Morrone definì: “Un miracolo popolare”. Era il 30 settembre 2010 e in Cassazione vennero consegnate più di un milione e 200mila firme.
Un grande successo di popolo che dimostra l'impegno e la voglia di democrazia e di trasparenza che serpeggia tra i cittadini italiani.

Cosa accadrà ora? Dopo la Cassazione la palla passa alla Corte Costituzionale, che valuterà l'ammissibilità del referendum. L'ok da parte della Corte costituzionale darà di fatto il via alla campagna referendaria e il voto si terrà la prossima primavera, tra il 15 aprile e il 15 giugno. A meno che, prima, in materia non legiferi il Parlamento, o che non vengano sciolte le Camere.

Grande, naturalmente, la soddisfazione del leader Idv antonio Di Pietro che ricorda: “Quest'estate l'Italia dei Valori, insieme ad altre forze politiche, alla società civile e ai cittadini, invece di andare al mare, ha raccolto 1 milione e duecentomila firme per cambiare la legge elettorale”.
Di Pietro sottolinea come, “con l’attuale normativa possa succedere quel che è già accaduto in questa legislatura, dove ci sono stati ben 157 parlamentari che hanno cambiato casacca, perché nominati dalle segreterie di partito e, pertanto, questi non rispondono agli elettori. Quindi, chiediamo a gran voce che ci lascino fare questo referendum, senza che si inventi una qualche leggina ad hoc per boicottarne le finalità. Poi, dopo il referendum, si deve dar corso alle due emergenze del Paese: una economica, l'altra democratica, perché non è possibile che una società civile abbia un governo ed un Parlamento senza la fiducia dei cittadini. Quindi – conclude Di Pietro -, Monti attui i provvedimenti che aveva promesso, all'insegna dell'equità e della giustizia sociale, per poi tornare alle urne e permettere ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti”.

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