La crisi di governo è stata scongiurata; almeno per ora. Quell’economica continua la sua perniciosa corsa. Pur perdurando velate incomprensioni tra gli alleati dell’Esecutivo, la situazione dell’Azienda Italia resta in osservazione ed è fonte di critica anche da parte di chi dovrebbe contribuire alla sua lenta soluzione. Certo è che in queste ultime settimane che ci separano dalla fine d’anno si sono concentrate le tensioni, i disagi e le incomprensioni di questo difficile 2011. L’apparente pax politica non consente, però, di portare nuova linfa al nostro profilo economico. La mancanza di lavoro, d’investimenti, di riconversioni restano i nodi prioritari che non ci consentono di ravvisare un futuro meno tribolato per il Bel Paese. Perché, e lo confermiamo per l’ennesima volta, se sul piano politico il concetto di “calma piatta” può anche sopperire ad un’alleanza attiva, sul fronte economico non ci sono vie mezzane. O si offrono garanzie certe per evitare un nuovo declassamento, o ci si trova dentro. In altri termini, l’Esecutivo dovrebbe garantire un programma d’interventi atti a garantire, almeno, una ventata di quella fiducia internazionale della quale si sente la necessità. I problemi sul tappeto restano parecchi. Non c’è dato d’evidenziare quelli maggiormente prioritari, tanto sono tra loro correlati. Ed ecco la necessità di ritrovare un ragionevole equilibrio politico; con un’Opposizione, indubbiamente critica, ma costruttiva. Se si arriverà alla prossima primavera senza successivi scossoni al quadro Socio/economico nazionale, se si riuscirà ad ottenere una piattaforma di dialogo tra Maggioranza ed Opposizione, anche i più pressanti aspetti dell’economia italiana potranno essere affrontati e risolti in tempi meno biblici. Resta che i troppi”se” ci hanno fatto capire che non sarà un’impresa facile. Del resto, l’allargamento dell’attuale alleanza di governo è certamente impossibile. Chi è al timone vuole continuare la navigazione su una rotta che è già stata tracciata. Quindi, Berlusconi non è nelle condizioni di poter assumere atteggiamenti più accomodanti con un’Opposizione che non siamo riusciti neppure a ben individuare. Gli accordi a largo respiro, i “patti sociali” restano retaggio della Prima Repubblica. Ora sarebbe impossibile proporli né, tanto meno, tentare di realizzarli. Insomma, non vediamo alternative. Così, senza “scelte” lentamente, ma progressivamente, potrebbero vanificarsi tutti gli sforzi che gli italiani, hanno fatto, e continuano a fare, per superare questi tempi difficili. E’, però, importante che la coerenza possa trovare una via di mezzo per garantire la gestione dell’austerità che ci accompagnerà nei prossimi anni. Se, prima del 2013, si attuerà la riforma fiscale e quella sulla legge elettorale, si potrà registrare un primo passo avanti per uscire dalla crisi che, lo rammentiamo, oltre che economica è anche di valori. Differenti atteggiamenti, che potrebbero essere registrati nei prossimi ventiquattro mesi, sarebbero interpretati come segnali di “rottura”. Su questa linea non si dovrà scontrare la Maggioranza e l’Opposizione. Non ci sarebbero né vinti, né vincitori. Sul fronte delle polemiche economiche l’unica vittima risulterebbe il Popolo italiano.
Giorgio Brignola