E’ un discorso che faccio da tempo e che non mi stanco di ripetere, incassando sarcasticamente, forse per una certa invidia, persino la nomea di “genio dalla sapienza incontrastata” da parte di una persona che non stimo certo per le sue dicerie che sono – ahimè – ogni volta fuori tema rispetto alle mie semplici argomentazioni sulla stampa che capiscono persino i bambini, grazie alla loro chiarezza e genuinità, se non altro perché provengono da esperienza vissuta tanto che possono essere avvertite da molti anche a livello epidermico..
Comunque vado sopra a discorsi inutili per dire che questo nostro progresso si scontra con la possibilità di essere messo a frutto pienamente da parte delle nuove generazioni, le quali, nate e cresciute nel periodo del consumismo sfrenato, ora si trovano a fare i conti con l’impossibilità appunto di fruire dei prodotti rivenienti dal medesimo che loro stesse, generazioni, hanno contribuito a determinare.
Ci sono quelli che, a causa di questa situazione, mandano giù la sofferenza, ci sono altri invece che, purtroppo, non riescono a metabolizzarla e si sfogano maledettamente ed in modo delinquenziale spaccando tutto ciò che può essere riconducibile alla ricchezza degli altri: i fatti di Roma, al di là dei delinquenti per professione come certi black bloc, hanno dimostrato che il target con cui scontrarsi sono il lusso, la ricchezza, le banche e quant’altro. L’altro giorno, passeggiando per Venezia, ho dato una scorsa alle vetrine e, guardando i prezzi (500-600 Euro per un paio di scarpe e 1200 Euro per un vestito) ho pensato in cuor mio che ciò è un insulto alla miseria e che prezzi della specie non possono fare altro che provocare chi non ha i soldi per comperarsi un telefonino da 30 Euro od un i-phone in nome del progresso di cui, come detto prima, proprio i giovani sono stati in larga misura degli artefici. Si dovrebbe infatti tener conto che uno della mia età , (personalmente mi ritengo fortunato perché ho potuto non estraniarmi rispetto al progresso grazie anche a qualche risparmio acquisito in mezzo secolo abbondante di professione), è infatti tagliato fuori rispetto ai giovani che sono nati con il PC ed altro strumento informatico in mano… Per loro è come dire: abbiamo noi collaborato al progresso e quest’ultimo ora non ci vuole. Abbiamo per contro un rovescio della medaglia: ci sono quelli, magari figli di papà o comunque sotto protezione della famiglia agiata, che possono permettersi tutto in nome di una ricchezza sperequata al massimo e per la quale questo governo non muove una paglia per far si che prenda avvio una certa cristiana perequazione. Anzi, pare che voglia alimentare i ricchi a danno della povera gente !
Insomma queste fasce badano solo al proprio tornaconto personale non considerando che se uno è diventato ricco lo si deve anche al fatto che c’è “l’altro” , ossia colui che direttamente o indirettamente ha favorito le condizioni perché uno diventasse ricco. Ma chi capisce questa importantissima sottigliezza riveniente niente meno che dalla dottrina sociale della Chiesa ?
Poi c’è la nota dolens: l’ignoranza che investe purtroppo in gran parte anche il nostro paese. Nel mio peregrinare in diversi posti dell’Italia, specie al sud, ho potuto constatare che l’ignorante si crede intelligente perché e’ capace di agire furbescamente…la politica è maestra sotto questo aspetto. Provate a pensare, per un momento, se i nostri politici fossero intelligenti, rispettosi delle regole del vivere comune, ma soprattutto onesti; ebbene io penso (ma dirlo è come scoprire l’acqua calda) che non ci troveremo in queste condizioni ormai da fallimento sotto variegati aspetti. Sono forse presuntuoso o…dalla sapienza incontrastata – come ha detto sarcasticamente qualcuno al quale non piace ciò che scrivo – quando affermo che l’Italia è diventata un paese nel quale chi non sa emergere nel lavoro, nella professione, non fa altro che darsi alla politica ed al sindacato ? Fatte salve ovviamente le opportune eccezioni ? Lo dice uno che ha fatto il sindacalista sia del personale direttivo delle banche di interesse nazionale (Unionsind) che della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), in contestualità però alle rispettive professioni prevalenti ! Ergo, nessuno potrà dire di essere stato offeso da queste mie affermazioni !
Chiudo con il solito refrain: per sistemare queste cose ci vorrà un altro ventennio, a condizione che ci sia in tempi brevi una rivoluzione copernicana sia del pensiero che della concezione di bene comune, atteso che entrambi siano adeguatamente sostenuti da sensibilità sociale e soprattutto da quella intelligenza che oggi certamente, per buona parte degli Italiana, è confusa per furbizia !
La politica ed i soggetti che, a vario titolo, la rappresentano ne sono oggi la più lapalissiana, oggettiva e dannosa dimostrazione !