“A questo punto della legislatura è necessario che le promesse vengano mantenute: il parlamento deve approvare la riforma forense e tornare ad occuparsi della riforma costituzionale della giustizia; la terzietà del giudice è un requisito di sistema”. Così Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle Camere penali, anticipa i temi che saranno al centro del Congresso dell’Unione, che si tiene a Rimini dal 14 al 16 ottobre, intitolato non a caso : “Un’altra giustizia: approdo ineludibile”. Interverrà il consigliere segretario del Cnf Andrea Mascherin.
Per Spigarelli “è ora che la politica dia una segnale. Intanto la riforma forense si è impantanata alla Camera. Il testo licenziato dal senato, pur diverso da quello condiviso dall’avvocatura, rispecchia i principi fondamentali della professione. Sfatiamo la leggenda metropolitana per la quale l’avvocatura è divisa su questo testo: l’avvocatura vuole questa legge e anche in fretta. Oramai lo chiede anche la manovra di agosto, che ha dato 12 mesi di tempo alle professioni per adeguare i loro ordinamenti. Seppure in maniera innaturale incluso in un testo che riguarda le attività imprenditoriali che nulla hanno a che vedere con la professione legale, l’articolo 3 della manovra può fare da volano alla riforma. Ci siamo espressi in questi termini anche con la presidente della commissione giustizia, Giulia Bongiorno”.
Per Spigarelli poi occorre riaprire il capitolo della riforma costituzionale della giustizia: “abbiamo verificato con estremo stupore che le ultime sedute delle commissioni affari costituzionali e giustizia della camera sono andate pressoché deserte; eppure avevano detto che sarebbe stata una riforma epocale. Riteniamo che la terzietà del giudice sia un requisito di sistema e che non riguardi questa o quella maggioranza. Affrontato responsabilmente questo tema, ne beneficerebbero anche i rapporti tra politica e magistratura”.
