MARCHIONNE ESCE DA CONFINDUSTRIA. E IL GOVERNO COSA ASPETTA PER FARSI DA PARTE?

Da gennaio 2012 la Fiat abbandonerà Confindustria. Non solo: Marchionne annuncia che a Mirafiori si produrrà un Suv targato Jeep. Una doppia fuga, dunque: dal mondo degli industriali e dalla competizione italiana ed europea. Da tempo ormai il Lingotto dà segnali di voler spostare all’estero il suo asse produttivo, ma per tutta risposta il Governo gli ha fornito un lasciapassare confezionato su misura, inserendo nella manovra il pericolosissimo articolo 8. Non bastava fare orecchie da mercante sul piano industriale dell’azienda, che può fare il bello e il cattivo tempo con il futuro degli stabilimenti: ora Marchionne ha avuto anche libertà di licenziare. Alla favola del Presidente operaio non ha mai creduto nessuno, ma qui siamo di fronte alla aperta complicità tra l’amministratore pubblico e il padrone delle ferriere.

E’ malafede o è incapacità? Di fronte ai richiami della Bce, il Governo ha pensato bene approvare una manovra recessiva e antisociale, per curare un malato grave è ricorso ai salassi, esattamente come si faceva qualche secolo fa. Poi il Ministro Sacconi ha preso carta e penna e, sotto dettatura di Marchionne, ha cancellato lo Statuto dei lavoratori e ha introdotto i licenziamenti facili, pensando di risolvere il problema della produttività con la chiusura degli stabilimenti. Ora Berlusconi afferma ancora una volta di voler approvare le misure per lo sviluppo e di non curarsi affatto della riforma della legge elettorale, proprio per dare le giuste risposte all’esasperazione dei cittadini. E’ malafede o è incapacità?

Giudicate voi, quello che mi preme di sottolineare è che la più grande azienda italiana sta progressivamente abbandonando il nostro Paese, dopo aver approfittato di ingenti aiuti di Stato, per giunta senza che nessuno le chieda il rispetto degli impegni di investimento. Al contrario, come un usciere qualunque Sacconi ha spalancato la porta a Marchionne, che era già con le valigie in mano e non aspettava altro: un caso emblematico delle conseguenze che un Governo indebolito e compromesso può avere per il Paese. Anche per affrontare il nodo Fiat, che è quello di centinaia di migliaia di posti di lavoro, bisogna liberarsi di Berlusconi e restituire la parola ai cittadini, cambiando il rapporto tra politica, economia e società e ricostruendo quanto prima il tessuto civile del Paese. Noi ci stiamo provando, ma i partiti che hanno responsabilità di Governo, Lega e Pdl, hanno intenzione di stare a guardare mentre lo scontento sociale monta sempre più pericolosamente, o vogliono farsi da parte una buona volta? E l’opposizione di centrosinistra ha le idee chiare come ce le ha l’Italia dei Valori?

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