Per la Germania (e penso per molti altri Paesi Europei), esistono fondi per finanziare in parte
l’insegnamento dell'italiano nelle scuole tedesche.
Caro direttore, prima di tutto ti ringrazio per l'ospitalità che mi offri sul tuo giornale.
Leggendo il comunicato dell'On. Franco Narducci, Pd, concernente l’insegnamento
dell’italiano all´estero, ho letto in un altro articolo i suoi complimenti al Governo svizzero,
che l'eletto all'estero ha ringraziato per avere riconsiderato il fatto di escludere l'insegnamento
della lingua italiana in alcuni Cantoni svizzeri; Narducci ci fa notare in particolare
il “disimpegno del Governo italiano per la tutela della nostra lingua all’estero”.
Questa è una realtà, perchè in effetti il disimpegno è totale. Per la Germania (e penso
per molti altri Paesi Europei), esistono fondi per finanziare in parte l’insegnamento
dell'italiano nelle scuole tedesche. La prassi da seguire, sempre per la Germania,
è quella di segnalare alle Autorità del luogo la presenza di famiglie italiane
(nel nostro caso). Chiaramente per avere numeri concreti, e soprattutto reali,
riguardo le presenze italiane nelle varie zone della Germania, bisogna rivolgersi
al Consolato, ai Comites, coinvolgere i Patronati che sono ovunque e in abbondanza.
Specialmente quelli molto vicini a Narducci, che come tutti sanno era un dirigente di
questi. Il tutto per potere raccogliere più firme possibili, per sottoporle poi al comune
del luogo, visto e considerato che le scuole sono gestite dai comuni.
Considerando che i cittadini europei hanno diritto al voto per il rinnovo dei consigli
comunali, di tutta evidenza l’eventuale richiesta dell’insegnamento della lingua
madre diventa un incentivo per il comune interessato, specialmente per il
politico candidato del posto. E tutto cio’ non costerebbe un euro all’Italia,
solo che l’Onorevole Narducci dimentica di dirlo o ne è assolutamente ignaro.
Esiste anche la terza ipotesi facile da immaginare.
Inoltre, dove c'è carenza di insegnanti di lingua italiana, si potrebbe accedere
ai nostri precari/disoccupati italiani che potrebbero lavorare per le scuole tedesche.
Se a Colonia e dintorni è possibile, non vedo perché non possa essere possibile altrove.
Certamente, organizzare il tutto potrebbe essere un lavoraccio. Per l´on. Narducci, in
effetti, è molto più facile presentare interrogazioni e inviare comunicati ai giornali.
Tanto mica paga lui.