UN PROBLEMA DI MISURA

Con evidenza, la crisi economica, che è mondiale, ha assunto nel nostro Paese aspetti sicuramente ingiustificabili, e, forse, anche strumentalizzati. Così, in queste situazioni, la politica è sempre un’arma che può essere usata nei modi più impropri; tant'è che non sono mancate, purtroppo, le manifestazioni di superficialità e di scarso buon senso anche a livello parlamentare e governativo. Siamo sempre più poveri, ma seguitiamo a permetterci un tenore di vita che non potrà, in ogni caso, durare ancora per molto. Il periodo “feriale” è finito; ma i problemi economici degli italiani sono rimasti tutti e, col prossimo anno, tenderanno ad aumentare. Per evitare la bancarotta, si continuerà a metterci le mani in tasca. Non ci sono altre alternative “umane”; sempre che non si creda ai “miracoli”. Secondo noi, il tempo delle riflessioni è finito. L’evoluzione in negativo della nostra economia è reale. Qui la politica non c’entra e chi impone la sua presenza non fa, certamente, il bene del Paese. Continuare per la strada dei compromessi impossibili, degli opportunismi di cordata, del qualunquismo ad ogni costo, non può che accelerare il deterioramento di una situazione già, per sua natura, ingarbugliata. Senza tanti preamboli, ci siamo formalmente indebitati e la Penisola ha fatto il passo più lungo della gamba. Del resto, ogni recessione economica rappresenta l’ultimo stadio di un complesso d’errori che dovevano essere evitati. Anche se a livello internazionale non siamo, per il momento, gli ultimi della classe, la situazione di liquidità all’interno è pesante. Già prima del varo dei noti provvedimenti economici governativi, i generi alimentari erano rincarati del 5% su base annua e quelli dell’energia di oltre il 10%, mentre l’adeguamento delle retribuzioni è fermo al 2005. Nonostante i rinnovi di molti contratti collettivi di lavoro. Eppure, a dispetto di questa realtà, facciamo ancora sfoggio di tutte quelle inutilità tipiche di una società in espansione economica. Resta che vivere alla giornata è sempre più difficile ed i progetti per il futuro giacciono, ormai, nel cassetto delle “impossibilità” quotidiane. Esistere nell’Area Euro ha dimostrato d’avere i suoi “pro” ed i suoi “contro”. Essere, però, tutti nella stessa barca non significa accomunarne i destini. La nostra competitività a livello internazionale è stata compromessa da una serie di speculazioni che vengono da lontano e delle quali si avevano sentore già alla fine del 2008. In ogni caso, la nostra situazione non si può più minimizzare. Lo Stato ha speso di più di quanto poteva permettersi e, oggi, tutti siamo chiamati ai sacrifici. Adesso non basta più chiedere fiducia, dobbiamo dimostrare di potercela meritare; sia all’interno, che all’estero. Ci aspettano anni duri. Dovremo lavorare con coraggio, rinunciando a molto per ottenere poco; ma quel poco rappresenterà la base per ricostruire il nostro futuro. Senza tante polemiche, è una scelta necessaria ed improrogabile. Senza essere degli economisti, ci siamo resi conto che il nostro è un problema di sviluppo incontrollato. Meglio, quindi, ridimensionarlo prima che gli eventi internazionali lo impongano.

Giorgio Brignola

Lascia un commento

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: