Morto Bretton Woods, 40 anni fa, serve un nuovo ordine monetario

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

L'attuale attacco speculativo, forse il più grave della storia moderna, sembra celebrare a suo modo il quarantesimo anniversario della fine del sistema di Bretton Woods.
Il 15 agosto 1971 infatti il presidente americano Richard Nixon decise di sganciare il dollaro dal valore dell'oro.
L'accordo monetario internazionale realizzato nel 1944 per la ricostruzione economica del dopoguerra e per garantire una stabilità nella regolazione delle bilance dei pagamenti dei Paesi del mondo occidentale era stato ancorato al dollaro con accertate riserve auree. In teoria i Paesi con riserve in dollari potevano in ogni momento richiedere la loro riconversione in oro.
Negli anni sessanta il dollaro americano non poteva più mantenere il vecchio valore di cambio con l'oro a seguito di una serie di crisi economiche e monetarie, di impennate inflazionistiche ed in particolare a causa di una crescente esposizione debitoria determinata dalle spese sostenute per la guerra in Vietnam.
L'amministrazione americana aveva due alternative: svalutare il dollaro e risalire la china della crescita produttiva oppure far saltare gli accordi di Bretton Woods. Decise per la seconda alternativa.
«Dobbiamo proteggere il dollaro dagli attacchi degli speculatori internazionali» disse Nixon nel suo famoso discorso. Si passò al sistema dei cambi monetari flessibili, sempre ostaggio dei mercati valutari.
Il 15 agosto 1971 fu uno spartiacque nella storia economico-politica del dopo guerra. Molti guai che oggi stanno venendo al pettine sono nati lì! L'accordo che era stato costruito da 44 Stati fu distrutto con una firma unilaterale. Così si infranse il disegno condiviso di costruire un mondo e uno sviluppo economico più stabili e giusti. Disegno perseguito fino ad allora, nonostante le tensioni della guerra fredda.
Da quel momento gli Stati Uniti hanno affrontato i loro deficit di bilancio e le loro spese crescenti stampando sempre più dollari. Dollari che hanno inondato il mondo. Comprati prima dall'Europa, poi dai produttori di petrolio e più recentemente dalla Cina.
Nel 1971 in Usa il rapporto debito pubblico/pil era di 36,2%. Oggi ha superato il 100%.
Da 40 anni l'America ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. I buchi sono stati coperti con nuovi debiti che la Fed si è sempre premurata di monetizzare. È stato un cattivo esempio per molti altri paesi. Se il gatto ruba il formaggio, figuriamoci i topolini!
Per gestire un debito crescente e una situazione finanziaria sempre più malata, gli Usa hanno cambiato nel tempo molte altre norme. Hanno abbattuto anche l'intero apparato di regole realizzate dal presidente Franklin Delano Roosevelt per superare la Grande Depressione e lasciato mano libera alla finanza più selvaggia. Non si può dire che l'Europa si è comportata in modo diverso, più corretto.
Perciò oggi le sfide per riorganizzare e armonizzare le relazioni economiche in un mondo globale e profondamente cambiato sono l'imperativo per tutti. Soprattutto per gli Usa se vogliono ancora avere un ruolo strategico. L'Europa finalmente sembra volersi dare un governo politico ed economico unitario. Intanto i Paesi del Brics e l'Africa bussano alla porta della storia.
Per evitare che la crisi porti a una guerra tra le valute, uno dei perni del nuovo accordo internazionale dovrà essere quello monetario. Il ruolo del dollaro come moneta di scambio e di riserva è arrivato al capolinea!
Pochi giorni fa, l'agenzia di stampa cinese Xinhua ha ribadito che «occorre studiare altre opzioni al dollaro come moneta di riserva. Per gli Usa il tempo dei prestiti facili e del debito è finito». Il governatore della Banca Centrale della Cina Zhou Xiachuan ha avvisato che le attuali politiche economiche di Washington indeboliscono la fiducia nei Treasury bond e il sistema finanziario internazionale.
Il messaggio dei paesi del Brics è chiaro: è tempo di lavorare per creare un paniere stabile di monete, anche con riferimento all'oro, come elemento essenziale per gestire insieme e in modo costruttivo la nuova stagione di sviluppo e di cooperazione economica mondiale.
Del resto nel discorso del 1971 Nixon parlò della «necessità urgente di creare un nuovo sistema monetario internazionale» perché era consapevole della «gravità» della sua decisione. Fino a oggi sottovalutata da molti.

*Sottosegretario dell'Economia nel governo Prodi **Economista

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