"Beh, siamo tutti cari".

La mia consorte non ha trovato il latte fresco al supermercato, e così vado io al piccolo bar vicino casa, mi soffermo un attimo davanti alla porta trasparente del frigo per individuare la bottiglia che devo prendere, e sento la voce del padrone: “Dimmi caro, che ti serve?”. Non mi conosce, mi dà del tu e mi chiama caro. Che strano tipo! Nel bar pasticceria più grande e più rinomato dello stesso quartiere qui a Roma dove abito, invece, sono più educati e mi danno del lei. Si vede la differenza! Entro, e il giovane cameriere, al vecchio signore con barba bianca che sarei io, chiede: “Che cosa le preparo, caro?”. In gelateria non so se mi diano del lei o del tu. Chiedo quanto devo alla signorina straniera che ha imparato bene i costumi del luogo (piena integrazione!), e lei mi comunica la cifra, aggiungendo un bel “caro”. Le chiedo: “Mi ha chiamato caro?”. E lei: “Beh, siamo tutti cari”. Ora, io non pretendo mi si chiami professore, giacché non ce l'ho scritto in fronte che facevo il professore, ma questi signori non potrebbero chiamarmi signore? O magari, se proprio mi vogliono tanto bene, caro signore? A dire il vero, mi piacerebbe: gentile signore, ma non posso pretendere troppo!

Renato Pierri

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