SULLA MANOVRA IL GOVERNO FA ORECCHIE DA MERCANTE, LE OPPOSIZIONI REAGISCANO UNITE

L’esame della manovra correttiva comincia male, purtroppo, perché il Governo si conferma insensibile ai richiami del Presidente Napolitano e continua a negare la necessità di interventi rigorosi e lungimiranti come impone la crisi. Il Presidente Schifani dice che bisogna valutare i contenuti e non la provenienza delle proposte: si fa presto a dirlo, l’IdV non è certo un partito ancorato a pregiudizi ideologici ma questa manovra è oggettivamente un monumento all’ingiustizia sociale. Per giunta, mentre il Capo dello Stato ha lanciato un monito sulla necessità di risposte urgenti alle difficoltà dell’economia, la scadenza per la presentazione degli emendamenti slitta a lunedì a causa della selva di contraddizioni interne alla maggioranza. Insomma, nessuna delle nostre richiesta viene accolta.

Come Gruppo IdV al Senato, già da tempo siamo passati dalla protesta alla proposta e abbiamo sollecitato l’approvazione di misure per riformare strutturalmente il sistema economico e finanziario del Paese. Di fronte alla gravità della crisi è inaccettabile pensare di penalizzare, ancora una volta, le famiglie, i lavoratori, le giovani generazioni, le fasce più deboli, le piccole e medie imprese. Il risanamento del debito pubblico e il rilancio della crescita richiedono una lotta senza quartiere all’evasione fiscale e alla corruzione, che sono le prime cause del dissesto, ai capitoli di spesa onerosi e inutili, come quelli legati agli insostenibili costi della politica, e alla finanza spericolata che attraverso le speculazioni sta mettendo in ginocchio la nostra economia. È in questo senso che chiediamo di modificare la manovra, stiamo facendo la nostra parte cercando, con spirito costruttivo, di correggere le inaccettabili storture del decreto: ma il Governo fa orecchie da mercante per proteggere i disonesti, le caste e gli affaristi.

Per questo ci opponiamo fermamente alle misure che la maggioranza ha portato in Senato. Interventi doppiamente inaccettabili: da un lato, colpiscono duramente i redditi medio-bassi attraverso nuove tasse e ulteriori tagli senza toccare sacche di illegalità e poltronifici vari; dall’altro, non contemplano alcun meccanismo per garantire la solidità dei conti e promuovere lo sviluppo economico. È evidente che assistiamo al colpo di coda di una classe dirigente che ha fallito totalmente: Berlusconi, Bossi e Tremonti hanno esaurito quei pochi assi nella manica con cui hanno preso in giro i cittadini e, messi alle strette dalle forze politiche, dalle istituzioni e dalle parti sociali, si confermano incapaci di guidare il Paese.

Di fronte a questo sbandamento, chiediamo alle opposizioni di reagire in modo unitario convergendo almeno su un principio di correzione imprescindibile: agire subito in modo equo e radicale senza prendere di mira ancora una volta i soliti noti ma colpendo speculazione, sprechi, privilegi ed evasione fiscale. Bisogna ridurre subito il numero dei parlamentari, azzerare le province, accorpare le funzioni dei piccoli Comuni e, soprattutto, agire in maniera seria e rigorosa contro chi evade il fisco sottraendo alle casse dello Stato 120 miliardi di euro all’anno. Chi sbaglia deve pagare e le pene vanno inasprite prevedendo anche la galera, perché non è tollerabile che tanti debbano pagare per colpa di pochi ‘banditi’. Solo così si potranno finalmente drenare i soldi da queste sabbie mobili in cui finiscono e smetterla di tartassare chi già non ce la fa più.

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