Tagliare le pensioni o non tagliarle, gli economisti si sfidano a singolare tenzone sulla testa dei lavoratori. Per me e per il mio partito le risorse per risollevare il Paese dalla crisi vanno prelevate altrove, non dalle pensioni non dal lavoro dipendente che, anzi, deve essere salvaguardato per una questione di equità sociale e di tutela del potere di acquisto delle famiglie.
Certo, la situazione è talmente drammatica che nessuno può pensare di non dover compiere sacrifici, ma prima vanno colpite rendite parassitarie, evasori fiscali, politici corrotti, imprenditori senza scrupoli. Avrei una ricetta alternativa per reperire risorse altrove.
Innanzi tutto un taglio serio ai costi della politica. Spero che Tremonti giovedì si presenti con un pacchetto concreto in questa direzione.
Serve poi una politica di vere liberalizzazioni e di privatizzazioni. Se non si parte da qui tutto il resto sarà inutile. Servono riforme strutturali, ce lo ha chiesto, anzi imposto, anche l’Europa. Del resto vanno reperiti subito 20 miliardi di euro per raggiungere il pareggio di bilancio con un anno di anticipo rispetto alle previsioni sciagurate del nostro governo e ora tocca a categorie considerate “intoccabili” assumersi qualche responsabilità.
Giovedì ascolteremo il ministro dell’Economia con spirito costruttivo e rilanciando le nostre proposte che sono state depositate in Parlamento in tempi non sospetti. Ma Tremonti non si aspetti benevoli lasciapassare: l’Italia dei Valori non glieli ha concessi prima, immaginiamoci adesso che viene fuori il disastro dei nostri conti. D’altra parte sulla tolda di comando del Titanic c’è stato lui con risultati tutt’altro che positivi. Sappiamo bene che non è il momento di pensare alla tutela del proprio bacino elettorale, ma di salvare il Paese che va a fondo. Chi ha già dato non può continuare a dissanguarsi. Ma siamo pessimisti. Non nutriamo alcuna fiducia nella possibilità di un così improvviso cambio di rotta del governo, per questo ritengo che continuare ad affidare le sorti dell’Italia ad un gruppo di affaristi, incapaci di gestire la cosa pubblica, sia inopportuno. Meglio sarebbe se Berlusconi si facesse da parte e si andasse ad elezioni in autunno. Gli italiani, i mercati e gli alleati internazionali apprezzerebbero.