IL CITTADINO CHE VUOL DIFENDERE I PROPRI DIRITTI àˆ BLOCCATO DA COSTI SEMPRE Più INSOSTENIBILI che non sanano il deficit dello Stato e non snelliscono i processi

Ormai da anni, pezzo dopo pezzo, il cittadino è spogliato e le nudità lo riducono sempre più al rango di suddito.

Da quando, parecchi anni or sono, furono stati aboliti i CO.RE.CO., i Sindaci possono emanare provvedimenti che limitano o revocano i diritti del cittadino senza il filtro di un controllo preventivo esterno. Stessa situazione per gli atti emanati da settori della Pubblica Amministrazione e/o società che gestiscono servizi.

Il cittadino che non accetta un provvedimento che ritiene illegittimo (come molte volte accade) ha come unica difesa il ricorso. Ma è subito frenato dai costi di consulenti legali e/o amministrativi che ne limitano l’utilizzo; e, poi, come se non bastasse, nell’era dell’informatica, deve sostenere i costi del contributo unificato bolli, tasse, ecc….

Ad aggravare l’iniqua situazione è arrivato l’articolo 37 del Decreto Legge n. 98 del 6 luglio 2011, recante “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”, convertito con Legge n. 11 del 15 luglio, che ha disposto un aumento pari al 10% del contributo unificato.

Per fare un esempio:

– un ricorso al TAR notificato a distanza di poche settimane è passato da 500 a 600 euro: un onere aggiuntivo di quasi lire 200.000.

– il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica prima gratuito (solo apposizione delle marche da bollo) pare che ora comporti il versamento di 600,00 euro: un onere aggiuntivo di quasi lire 1.200.000.

Attenzione: se il legale si scorda di indicare la sua PEC e il suo recapito fax sul ricorso, il contributo unificato raddoppia e … indovinate chi poi lo pagherebbe.

Per ripristinare i diritti del cittadino chiediamo:

– al Governo di intervenire immediatamente per abrogare l’aumento del contributo unificato e, nell’eventuale attesa, estendere la norma del nuovo codice del processo amministrativo affinché il pesante contributo unificato sia rimborsato alla parte che ha ottenuto la vittoria in giudizio, anche in caso di compensazione delle spese di lite;

– al Ministro Tremonti, impegnato nella missione per eliminare il NERO che penalizza tutta l’economia italiana, che emani un provvedimento grazie al quale gli importi di qualsiasi fattura e ricevuta fiscale possano essere allegati alla dichiarazione dei redditi e sottraibili all’imponibile sul quale calcolare l’imposta che ogni cittadino deve pagare. Solo così la quasi totalità degli acquisti in NERO di beni e servizi andrebbero a sparire visto che non ci sarebbe interesse del cittadino a non farsi rilasciare ricevuta o fattura.

L’accesso alla Giustizia è, infatti, sempre più discriminatorio, poiché sempre meno cittadini avranno i soldi per difendere i loro diritti calpestati da uno degli oltre 8.100 sindaci italiani oppure da un amministratore di una Provincia, di una Regione, ecc….

Incredibile: l’impossibilità di controllare la produttività dei giudici, di verificare la loro capacità di saper organizzare uffici, attrezzature e personale è posta a carico del contribuente, e per eliminare le tonnellate di ricorsi non letti e lasciati alla polvere, Governo e parlamentari non trovano di meglio che bloccare con gabelle i diritti del cittadino!

Ogni giorno che passa il cittadino è ridotto alla condizione di SUDDITO solo perché da anni i parlamentari non legiferano per passare tutta l’organizzazione dei Tribunali a personale esterno alla carriera di Giudice, sempre garantendo e rispettando l’autonomia di giudizio dei Giudici. Solo un personale esterno può cambiare il sistema delle carriere interne che da sempre non vede una ciclica rotazione negli incarichi tra i Giudici ai vari livelli. Inoltre, si devono adeguare gli stipendi di tutti i Giudici alle reali condizioni del Paese, eliminando vetusti privilegi e/o benefici. In ultimo (ma non ultimo), va verificata la produttività e i risultati di un Giudice.

In sintesi, solo un’organizzazione dei Tribunali gestita da personale esterno potrà traghettare la Giustizia italiana in Europa. Un’impresa che richiede una coscienza politica che fino a oggi non abbiamo visto nella maggior parte di coloro che abbiamo eletto a rappresentarci in Parlamento.

Ma alle colpe attribuibili a Governo e parlamentari dobbiamo aggiungere anche quelle dei cittadini che si arrendono al furto dei loro diritti e che si lasciano rubare anche la speranza di cambiare. Cittadini colpevoli di non voler trovare il tempo per partecipare alla vita politica, perché è solo con un’attiva partecipazione che possono spazzar via i parlamentari che hanno eletto e che non hanno compiuto il proprio dovere di legiferare per l’eliminazione delle Caste.

Cambiare è possibile: a tutti il compito di rilanciare queste richieste.

A leggervi, Pier Luigi Ciolli

info@nuovedirezioni.it – 328 8169174

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