Commento di Paolo Roberti di Sarsina a proposito dell’articolo del prof. Giuseppe Remuzzi

Se per quanto riguarda le affermazioni del prof. Giuseppe Remuzzi sul merito della ricerca del prof. Montagnier e Colleghi ci si potrebbe confrontare, non è accettabile e va respinta in modo assoluto la gravissima affermazione del prof. Remuzzi: “E’ capitato tante volte, malati di leucemia e linfoma per esempio o di malattie autoimmuni o di altre malattie gravi a cui medici o cultori di omeopatia hanno suggerito di sospendere terapie che li avrebbero guariti. Sono successi disastri. E’ così che l’omeopatia può far male o anche malissimo.”
Infatti è falso che “tante volte” sarebbe accaduto che in Italia medici o cultori di omeopatia abbiano suggerito ai loro pazienti di sospendere le terapie biomediche.
Sarebbe comunque altrettanto falso che venisse affermato che “alcune volte” sarebbe accaduto la stessa cosa.
Mi rendo conto che con una sommaria generalizzazione del giudizio il prof. Remuzzi “insacchi” dentro il termine “cultori dell'omeopatia” tutto un mondo di professionisti ben differenti fra loro nelle competenze e nella formazione.
Non mi risulta che medici italiani, titolari di una rigorosa e pluriennale formazione, ed esercenti a tempo pieno Medicine Tradizionali e Non Convenzionali siano mai stati giudicati con sentenza passata in giudicato per avere redatto come prescrizione ai loro pazienti di “sospendere farmaci salva-vita”.
Invito il prof. Remuzzi ad esibire i dati in suo possesso.
Viceversa da sempre sostengo che qualsiasi medico-chirurgo, odontoiatra ovvero medico veterinario debba fondare il proprio esercizio professionale sulla rigorosa formazione teorica e soprattutto pratica e competenza clinica, indifferentemente che tale esercizio professionale sia dedicato alla biomedicina (o sistema sanitario dominante come definito dall'OMS) e a una delle numerose ipersettoriali specializzazioni post-laurea ovvero sia dedicato come scelta di vita professionale alle Medicine Tradizionali, Medicine Non Convenzionali o Antropologiche.
Inoltre il Codice di Deontologia Medica all'art. 15 è chiarissimo.
Peraltro gli oltre 11 milioni di italiane e italiani (fonte Eurispes) che fanno uso di Medicine Non Convenzionali attendono, a loro tutela, da ormai decenni, che il Parlamento emani una legge nazionale di regolamentazione sulle Medicine Non Convenzionali, dato che si tratta infatti di Medicine al momento escluse dall’organizzazione formale dei servizi sanitari e dall’insegnamento universitario pre-laurea, in quanto tali MNC non sono inserite a pieno titolo nel piano di studi obbligatorio del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria in Italia, a differenza di quanto accade in vari paesi dell’Unione Europea.
Va ricordato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO), in occasione del Congresso Mondiale sulla Medicina Tradizionale tenutosi a Pechino nel 2008, ha emanato la “Dichiarazione di Pechino sulla Medicina Tradizionale” in cui si richiede, tra l’altro, “la necessità di azione e cooperazione da parte della comunità internazionale, dei governi, nonché dei professionisti e degli operatori sanitari al fine di assicurare un utilizzo corretto della medicina tradizionale come componente significativa per la salute di tutti i popoli, in conformità con le capacità, le priorità e le leggi attinenti dei singoli paesi”

Paolo Roberti di Sarsina, Esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità

IL DIBATTITO
Nulla di nuovo sull'omeopatia
Siamo di fronte a dati noti, che non provano nulla a proposito dell'omeopatia. Inoltre sono stati pubblicati su riviste che non rispondono ai criteri scientifici di selezione

Sir John Maddox (è stato direttore di Nature per 22 anni) di scienza ne capiva e sapeva divulgare le cose della scienza come nessun altro. Capita – era il 1988 – che Nature pubblichi un lavoro di scienziati francesi sulla memoria dell’acqua. I revisori ne sono affascinati, Maddox no. “La memoria dell’acqua, troppo bello per essere vero” pensa Sir John. Ma non vuole perdere l’occasione di essere al centro del dibattito che quegli esperimenti avrebbero generato. Sullo stesso numero di Nature esce un editoriale non firmato “L’articolo di questa settimana dimostra che è possibile diluire una soluzione acquosa che contiene un anticorpo indefinitamente, senza che la soluzione perda le proprietà biologiche di quell’anticorpo. Tengano presente i lettori che questa osservazione non ha nessun riscontro nelle leggi della fisica. Certamente nessuno dovrà usare i dati di questo lavoro per “malign purposes”, a scopi maligni. Quelli che credono nell’omeopatia potrebbero essere portati a usare questi dati a supporto delle loro tesi. Non sarebbe giustificato e sarebbe probabilmente uno sbaglio”. Quasi 25 anni dopo la storia si ripete.
IL REPORT – L’occasione è il report di una conferenza tenuta da Montagnier nel dicembre 2010 e pubblicato su Journal of Physics. La stessa cosa Montagnier l’aveva pubblicata su un nuovo giornale “Interdisciplinary Sciences – Computational Life Sciences” (né l’uno né l’altro rispondono ai criteri dei lavori scientifici, di fatto finora queste pubblicazioni non hanno avuto l’approvazione della comunità scientifica). Emergerebbe che particelle di DNA batterico, non più integre, possano ricreare il batterio originale in colture di linfociti umani privi del batterio da cui si era partiti. L’idea è che certe sequenze di DNA siano capaci di trasmettere all’acqua onde elettromagnetiche che poi saprebbero ricostruire il batterio. Le implicazioni finali di questi studi – che assomigliano moltissimo a quelli di Benveniste – andrebbero, secondo gli autori, molto al di là delle malattie infettive perché dicono “segnali elettromagnetici sono stati trovati in Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, neuropatie, malattia di Lyme e artrite reumatoide”. Tutto molto vago però, almeno a giudicare con i criteri della scienza. Questi scritti non parlano di omeopatia. Ma se le onde elettromagnetiche catturate dall’acqua ricreano nanostrutture che assomigliano al DNA originale perché non pensare che qualcosa del genere potrebbe spiegare gli effetti dell’omeopatia? La tentazione è forte.
SI RIPETANO GLI ESPERIMENTI – Ma c’è una regola nella scienza e nella medicina che non andrebbe mai disattesa. Quando sembra di avere in mano qualcosa che va contro l’opinione comune – insomma qualcosa di troppo nuovo o troppo bello per essere vero – gli esperimenti andrebbero ripetuti. Se altri laboratori confermeranno quello che ha visto Montagnier cercheremo di capire e ne riparleremo. Per adesso gli studi di Montagnier non spiegano eventuali effetti dell’omeopatia che nessuno per altro finora ha mai dimostrato. Gli omeopati dicono che non è così e che ci sono molti studi che dimostrerebbero l’efficacia delle loro terapie. Studi ce ne sono, ma nessuno di questi ha mai fornito prove sufficienti a raccomandare l’omeopatia per alcun tipo di disturbo (è la conclusione di Lancet e di Effective Health Care che esamina l’efficacia degli interventi medici). E non solo, per l’omeopatia non c’è nulla di quello che si chiede per qualunque farmaco cioè dati di laboratorio che suggeriscano un meccanismo d’azione plausibile, dati sull’animale che indichino che funziona e studi sui volontari che dimostrino che non fa male. “Ma quando la medicina non può fare più nulla perché non dare all’ammalato la possibilità di curarsi in un altro modo?” Qui bisogna intendersi, che cos’è una cura? Qualcosa che guarisce o quanto meno che migliora la qualità di vita e lo si dovrebbe poter dimostrare. “Non funzionerà ma almeno non fa male”. L'omeopatia no, effetti negativi non ne ha proprio, la sostanza da cui si parte è talmente diluita che la soluzione finale non contiene nulla. Ma di omeopatia chi è davvero malato può anche morire. E’ capitato tante volte, malati di leucemia e linfoma per esempio o di malattie autoimmuni o di altre malattie gravi a cui medici o cultori di omeopatia hanno suggerito di sospendere terapie che li avrebbero guariti. Sono successi disastri. E’ così che l’omeopatia può far male o anche malissimo.
Giuseppe Remuzzi
25 luglio 2011

http://www.corriere.it/salute/11_luglio_25/remuzzi-polemica-omeopatia-memoria-acqua_380838e4-b6af-11e0-b3db-8b396944e2a2.shtml

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