Dobbiamo difendere l’esercizio in loco del diritto di voto

Dobbiamo difendere l'esercizio in loco del diritto di voto, quindi il voto
attivo e la garanzia che anche i cittadini residenti all'estero possano
concorrere alle elezioni per il rinnovo del Parlamento.

La circoscrizione estero è stata, di fatto, la soluzione che ha consentito
quell'esercizio. Oggi, a distanza di dieci anni, possiamo riflettere sullo
strumento, anche abrogarlo, ma abbiamo il dovere morale e politico di
impegnarci per dare continuità alla partecipazione democratica di chi vive
fuori dai confini nazionali.

Il Governo propone l'abolizione della Circoscrizione estero ma non ci dice
come, con quali strumenti normativi, intenda dare risposta a questa esigenza
politica forte. Non solo. L'impianto rischia di essere unicamente quello del
risparmio, dei tagli, della giusta riduzione dei costi della politica,
concretizzato però in un primo passaggio abrogativo a cui non fanno seguito,
fino ad oggi, altri passaggi costruttivi: continua la tecnica distruttiva e
scardinante adottata da questo Governo ed estesa anche ai temi della
rappresentanza.

La mia proposta politica non intende difendere l'attuale assetto. Sarebbe un
errore poiché il vero tema è la partecipazione. Dobbiamo sfidare Governo e
maggioranza su questo tema centrale, anche discutendo di soluzioni nuove,
come il voto sui collegi italiani, per corrispondenza o nei seggi.

Per queste ragioni ritengo un errore politico – che riguarda tutti,
maggioranza, opposizioni, Governo – accelerare, come sta avvenendo in
Commissione Esteri della Camera l'iter della riforma di Comites e Cgie. Un
testo approvato dal Senato sulla base di esigenze, ribadite dal relatore
Stefani in Commissione Esteri, che partono dalla qualità della
rappresentanza, cioè la Circoscrizione estero. Una riforma, si è detto,
necessaria per l'intervenuta novità degli eletti dall'estero. Con o senza
l'abrogazione della Circoscrizione estero, la qualità della rappresentanza è
comunque destinata a cambiare. Come dovrebbero cambiare, con qualche
probabilità in più di realizzazione in questa legislatura, le regole fissate
dalla legge ordinaria n. 459 del 2001.

Se tutto cambia, è legittimo chiedere un rinvio di una pessima proposta di
riforma di Comites e Cgie. Da mesi sostengo questa tesi, insieme ad altri
colleghi. Credo sarebbe un gesto politico di grande significato, di apertura
al dibattito, di propensione all'ascolto in un momento in cui abbiamo
bisogno di coerenza e d'impegno per garantire un fondamentale diritto di
cittadinanza, come l'esercizio in loco del diritto di voto.

On. Marco FEDI
Camera dei Deputati
Piazza San Claudio 166
00187 ROMA
Tel. +39 06 67605701 uff.
Fax. +39 06 67605004
fedi_m@camera.it

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