Vogliamo un partito che dica: non ci stiamo

Centri studi Fidest – tematiche sociali

Vogliamo un partito che dica: non ci stiamo

Tutta la sceneggiata di questi giorni, circa la crisi economica e le minacce di declassare la nostra capacità di onorare i nostri debiti a livello internazionale, ci lascia scettici. Prima di tutto perché i diretti interessati non sono i lavoratori pubblici e privati, i precari, i disoccupati, i pensionati, le piccole imprese, gli artigiani, ma i grandi capitali, le multinazionali, gli speculatori dell’alta finanza, le banche. Costoro vogliono far pagare agli incolpevoli la crisi di sistema: con gli Usa che hanno un debito da capogiro ma non si privano di tenere eserciti in tutte le parti del mondo e ad investire ingenti somme per armi di distruzione di massa sempre più evolute e l’Italia, per ciò che ci riguarda, a mantenere enti inutili (province ed istituti che ci costano 16 miliardi di euro), a favorire gli interessi partitici a quelli nazionali come le quote latte di cui paghiamo multe salatissime per evitare che lo facciano gli amici degli amici. (circa 5 miliardi di euro). Abbiamo oltre 70 miliardi di euro, certificati dalla corte dei conti, di sprechi e di consulenze milionarie. Ci permettiamo di rinnovare il nostro parco di armamenti a suon di miliardi di euro e, guarda caso, l’accorto ministro delle finanze non fa una piega ma non è dello stesso parere se si tagliano le pensioni, se si congelano le retribuzioni dei dipendenti, se si impongono ticket per la salute come se fosse un optional ammalarsi, se si ignorano i precari, se non si incentivano le imprese per ridurre la disoccupazione in primo luogo giovanile. (Riccardo Alfonso www.fidest.it)

E non siamo i soli

Vedasi link http://fidest.wordpress.com/2011/07/13/il-debito-pubblico-si-puo-diminuire-in-altro-modo/


www.fidest.it

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