I SACRIFICI E LE ILLUSIONI

Quando ci si rende conto, nonostante le promesse di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”, che i bilanci potrebbero sforare, la soluzione è sempre la stessa: irrobustire il gettito fiscale. In definitiva, la manovra economica, che dovrà trovare l’approvazione del Parlamento, tornerà a pesare sui bilanci famigliari degli italiani. Come a scrivere che ci attendono nuovi sacrifici. Sempre mal distribuiti. La riduzione delle aliquote IRPEF non andrà a migliorare la redditività medio/bassa nazionale. Del resto, le stesse imposizioni dirette hanno già registrato la tendenza al rialzo. L’incremento delle accise sui combustibili, i rincari dei pedaggi autostradali, gli aumenti dei prezzi concernenti i trasporti pubblici, ne sono l’esempio più evidente. Entro il 2012, sarà la volta dei bolli sugli assegni, dei francobolli, dei tabacchi ed anche dei generi non di prima necessità. Le nuove “tasse” sulla salute, poi, ci hanno fatto tornare ad un triste passato; senza garantire una sanità migliore. Per mantenere gli impegni europei, ed aiutare chi sta peggio di noi, l’Italia dovrà fare i conti con una nuova “austerità”, con un’ulteriore contrazione dei consumi e del tenore di vita medio nazionale. Le “stangate” del Nuovo Millennio sono assai meglio articolate che quelle del secolo scorso; ma gli effetti appaiono più rapidi e tangibili. La divisa unica, che avrebbe dovuto garantire stabilità economica al Paese, si è dimostrata inadeguata e, in ogni caso, assai meno provvidenziale del previsto. Con un’inflazione reale al 2% ed una disoccupazione a livello 10%, la penisola si prepara ad affrontare l’autunno che sarà “caldo” anche per il rinnovo d’alcuni importanti contratti nazionali di lavoro. L’impossibilità di ricorrere al risparmio per garantire un futuro meno incerto, ha favorito il fiorire delle società finanziarie ed il “debito” ha occupato, di diritto, il posto al “credito”. L’Esecutivo, almeno sulla carta, intende continuare il suo impegno nei confronti del Popolo italiano. Ma, in concreto, illusioni non se ne fa più nessuno. Se i conti non tornano un motivo ci sarà. Il pressappochismo tipico di questi tempi e l’arrivismo politico, che non è mancato mai, ci hanno portato al punto in cui siamo. Il fatto che siano i Liberisti a governarci non ha pregio. Almeno sotto questo vitale profilo. Se non si arriverà ad elezioni politiche anticipate, anche il 2013 non sarà migliore del 2012. Forse, ma con molta cautela, nella primavera dell’anno prossimo il PIL (Prodotto Interno Lordo) dovrebbe attestarsi all’1,5%. Circa 1/3 di meno del valore apprezzato negli altri Paesi UE. I mezzi per “tamponare” ci sarebbero; ma i nostri impegni comunitari non ci consentono manovre interne più determinate. Eppure il varo di un blocco temporaneo dei prezzi dei generi alimentari, tramite un accordo tra produttori e commercianti, potrebbe frenare il processo involutivo. L’Unione Europea non lo consente. Le esorbitanti spese per la tutela della Pace all’estero c’impoveriscono, ma gli impegni internazionali si devono rispettare. L’immigrazione selvaggia ci ha creato problemi interni ed internazionali, ma dobbiamo far fronte all’emergenza. E’ una questione d’umanità. Per il resto, ci dobbiamo arrangiare. L’UE non è mai intervenuta a sostenere la nostra economia e riteniamo che non lo farà per il futuro. Quando in Italia un litro di latte continua a costare di più che un litro di benzina, le preoccupazioni non si possono sottacere. Né ci sentiamo di scrivere che tutto procede per il meglio, quando non è proprio così. E’ triste, meglio sconsolante, assistere ad una recessione tanto atipica, ma non meno drammatica. Nonostante tutto, dovremo prepararci ad altri sacrifici, ma rifiutiamo, da subito, altre illusioni.

Giorgio Brignola

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