Florida, Ritorno al futuro: “IN DUBIO PRO REO”

PIANETA AMERICA

Verdetto shock per il processo Anthony

Houston, TX – Ad Orlando in Florida Casey Anthony, la giovane madre assolta nel processo che la vedeva imputata per l'omicidio della figlia Caylee di due anni, potrebbe essere messa in libertà già domani. Molti Americani si chiedono cosa ha portato i giurati dopo più di dieci ore di consiglio ad emanare un verdetto d'innocenza ma questi, per i quali erano state approntate anche delle sedie per una conferenza stampa, non hanno rilasciato alcuna dichiarazione. Questo processo per infanticidio spacca in due la nazione e ieri all'esterno del tribunale, nel torrido caldo della Florida, la tensione della folla di curiosi era alta e lo e' diventata ancora di più al diffondersi della notizia che i giurati s'erano pronunciati per l'assoluzione della giovane imputata. Alcuni cartelli, pieni d'odio ed insulti per la sospetta infanticida urlavano retoricamente e senza mezzi termini tutta l'avversione che s'era venuta formandosi col passare di questi tre anni nei confronti di una madre che da domani può uscire dal carcere, tra gente che per la stragrande maggioranza la ritiene colpevole ed assolta ingiustamente dal sistema giudiziario anche se in ossequio alle regole della legge.

Al circolare della notizia dell'assoluzione la tensione ad Orlando e' diventata più alta al punto che la casa degli Anthony e' stata presidiata dalle forze dell'ordine e che lo stesso capo della polizia e' dovuto intervenire con una dichiarazione davanti alle telecamere per invitare la gente alla calma ed al rispetto del verdetto d'assoluzione.

Gli abbracci tra Casey ed i componenti del team legale che l'ha assistita e salvata dalla possibile condanna alla pena capitale non riescono a fugare le ombre oscure che s'addensano sulla famiglia Anthony. All’imputata sono stati condonati tutte e tre i capi d’imputazione più gravi e, tra questi, quello di omicidio premeditato di primo grado che nello Stato della Florida comporta la pena capitale. Gli ultimi quattro, di minore entità e riferiti alle menzogne di Casey alla polizia, verranno sanzionati con pene detentive molto lievi. Tutti sono convinti che, ormai, le porte del penitenziario sono pronte a spalancarsi davanti ad una donna la quale ora non sa dove andare. Nonostante lo sconcertante verdetto a lei favorevole Casey Anthony deve temere, infatti, per la sua stessa incolumità in una città dove tutti possono riconoscerla come la celebrità creata dalla prolungata attenzione dei media ma per ragioni chiaramente deprecabili e negative. Permane ancora l'incredulità per il verdetto d'assoluzione che quasi nessuno era disposto ad aspettarsi ed a giustificare. Gli indizi schiaccianti presentati dai membri della pubblica accusa puntavano tutti nella direzione di una madre rimasta per ben trentuno giorni indifferente alla sparizione della figlioletta poi ritrovata in grave stato di decomposizione in una palude non lontana dall'abitazione della famiglia. Le tracce di cloroformio ed i tre pezzi di nastro per condotti rinvenuti sul cranio della bimba all'altezza della bocca e del naso costituivano degli indizi gravissimi che inducevano gli investigatori a ritenere che la morte fosse stata causata da un omicidio premeditato di primo grado e questi, che portavano tutti alla madre, non erano stati spiegati da questa in modo logico e plausibile. Il computer di Casey sembrava essere stato usato più di ottanta volte per fare ricerche sul cloroformio le cui tracce erano risultate presenti sui resti di Caylee. Il nastro adesivo per condotti era dello stesso tipo di quello rinvenuto su una bombola del gas a casa dell’imputata e questa era stata colta più volte a mentire alle domande degli inquirenti. Casey, fotografata col tatuaggio “La dolce Vita” sulla spalla ed intenta a ballare in un club durante il periodo della scomparsa della piccola era stata ripresa dalle telecamere del penitenziario persino ad inveire con stizza contro i genitori che le chiedevano notizie della nipotina scomparsa.

L'arringa finale dell'accusa aveva convinto il pubblico e gli spettatori che seguivano il processo in TV da tutta l'America della colpevolezza dell'imputata e proprio per questo, poi, il verdetto d'assoluzione e' stato accolto con rabbia e sorpresa dalla gente sicura che all’imputata sarebbe stata comminata la pena di morte o almeno una pesantissima pena detentiva. Il verdetto e' stato letto in un'aula sinistramente silenziosa ed in attesa di un giudizio di condanna. Nel corso della conferenza stampa Jose Baez, il legale ispanico di Casey che aveva iniziato la difesa come un illustre sconosciuto e che ora viene lanciato verso le vette della competenza professionale e della notorietà per il suo brillante successo in un processo difficilissimo, ha mostrato un grande senso sportivo nel fare le sue congratulazioni al team avversario e ha fatto specialmente di tutto per convincere l'opinione pubblica d'aver accettato il compito della difesa perché era stato sempre convinto dell'innocenza della sua cliente. Il portavoce dell'accusa dello Stato della Florida s'è dovuto limitare a dire, invece, che era stato fatto di tutto per fornire indizi schiaccianti sulla colpevolezza dell'imputata ma che i giurati avevano ritenuto che tali prove non fossero connesse direttamente e chiaramente alla madre sotto processo e che, quindi, era finito per prevalere il “dubbio ragionevole.”

Adesso, col senno di poi, c'è più di un esperto che afferma che il verdetto d'assoluzione era prevedibile. Si continua a riconoscere che la famiglia in questione ha gravissimi problemi e che certamente sarà successo un incidente che poi s'è cercato di nascondere nella maniera sbagliata e mentendo ripetutamente agli inquirenti ma che e' trionfato alla fine un buon sistema giudiziario per il quale non si può condannare o tanto meno mandare a morte un imputato se non ci sono prove sicure ed inoppugnabili che lo legano al crimine, fugando ogni possibile dubbio.

E' il vecchio teorema già conosciuto dai grandi maestri del diritto quali erano appunto i Romani per i quali nel giudicare bisognava attenersi al principio prudente dell' “In dubio pro reo” e cioè, come sembra anche nel processo Anthony, che e' meglio che rimanga libero un colpevole piuttosto che si condanni un innocente.

Dopo questo sconvolgente verdetto, nonostante i nobili predecessori, il sistema processuale americano garantista lascia molti ancora perplessi ed insoddisfatti. Rimangono ancora senza risposta alcune domande importantissime ed inquietanti fondate sul valore d'attribuire alla vita umana ed alla giustizia che dovrebbe proteggerla. Tra queste anche quelle che ora milioni d'Americani si pongono dopo aver appreso questo verdetto che molti hanno battezzato “O J Simpson 2” e cioè: “Allora, com'è morta Caylee?” e, “Se come sembra e' stata uccisa, chi assicurerà alla giustizia e punirà il mostro che le ha tolto la vita?”

RO PUCCI

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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