IL DEFLUSSO DELLA POLITICA

Il Governo ha presentato una bozza di provvedimento finanziario assai articolato. Il complesso delle misure, che abbiamo accuratamente esaminato, rappresenta la più strutturata manovra finanziaria per tentare di contenere il “buco” dell’Azienda Italia. Non entriamo nei contenuti tecnici dell’elaborato governativo, ma ci sentiamo d’esprimere le nostre perplessità sul piano della congruità degli interventi stessi. Anche in Seconda Repubblica, con pedante monotonia, abbiamo continuato a subire gli effetti di un’involuzione economica, interna ed internazionale, che ha falcidiato ogni possibile segnale di ripresa. L’Italia è sull’orlo della crisi ed i sacrifici di questi anni non sono serviti a risollevare la situazione. Tant’è che il nuovo elaborato economico andrà a colpire anche le strutture più specifiche dello Stato. Quelle che, per il passato, sembravano intoccabili. I “tagli”, se approvati a livello parlamentare, saranno pesanti; pure se programmati nel tempo. Resta che la pioggia di tassazioni andrà a condizionare ancor più la vita degli italiani già dal prossimo gennaio. Nel caso in cui l’indebitamento pubblico sarà frenato, la “cura” avrà effetti collaterali che non possono essere sottaciuti. Insomma, temiamo che la terapia non sia in grado di ridare salute alla nostra economia. Sullo stesso fronte della salute, torneremo indietro. Sono allo studio nuovi tickets sulle visite ambulatoriali e sui medicinali. Insomma, sembra tornare la “tassa” sulla salute. Accanto alla sanità, è previsto un giro di vite sulla previdenza sociale e sulle spese dello Stato. Non a caso, si riprende a scrivere d’”austerità”. Una parola che dice tutto e niente sulla nostra situazione economica così precaria. Salirà il limite dell’età pensionabile e per il pubblico impiego saranno solo in piccola parte sostituiti coloro che avranno maturato il diritto alla pensione. Addirittura il carico fiscale, limitato a tre scaglioni percentuali, non andrà, nel concreto, a decrescere. Soprattutto perché non sarà alzata l’aliquota reddituale esente. In modo inatteso, le stesse forze sociali hanno ritrovato un accordo operativo. Forse per salvare ciò che è ancora possibile. Secondo noi, non è solo il deficit pubblico a mettere in ginocchio il Paese. La questione è altresì politica. Berlusconi e Lega intendono tener banco sino alla fine della Legislatura. L’Opposizione, invece, vorrebbe stringere i tempi e preparare gli italiani a consultazioni politiche anticipate. Come già avevamo scritto, c’è nell’aria, sempre più percettibile, la prematura conclusione di questa tribolata Legislatura. Se sarà convertito in legge il pesante pacchetto dei nuovi sacrifici, i nodi verranno al pettine. Anche il Cavaliere, l’ultimo arrivato sul fronte politico nazionale, potrebbe lasciare. L’opposizione, almeno parziale, ai provvedimenti governativi riuscirebbe ad essere la prima mossa di quella campagna elettorale che si può preventivare, in termini concreti, per la prossima primavera inoltrata.

Giorgio Brignola

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