UNA SEMPLICE CHIACCHIERATA A RUOTA LIBERA SU GIORNALISMO, BANCHE E POLITICA

Avevo scelto la professione del giornalismo, a mio avviso, una delle più belle del mondo, in contestualità al altra non meno gratificante attività di funzionario di banca, addetto alle pubbliche relazioni, agli affari ecc.ecc., realtà che mi consentiva di non essere quasi mai chiuso dentro ai freddi muri di un istituto di credito, fatte salve le eccezioni dovute alla “gavetta”, dopo l’assunzione.
Perché questa premessa, apparentemente autobiografica ?
Cerco di spiegarlo, in sintesi.
Io penso, anzi constato, che oggi fare giornalismo non sia più una libera professione che permette di informare sulla verità, ma mi pare che essa costituisca un coacervo di vari condizionamenti finalizzati al commercio, alla politica, agli interessi di un padrone, quando addirittura non è banditismo: in sintesi, questo mestiere è diventato un serbatoio di posti di lavoro ove, emerge chi, non già per professionalità, ma per intrallazzi vari, si da fare per imbrogliare l’opinione pubblica a seconda di quanto detto imbroglio può portare in cassa. Intendo per cassa, tutto ciò che è legato agli interessi personali, sempre avulsi dalla verità oggettiva. Un esempio banale: ogni giorno ci sono giornali che dicono che la neve è bianca, mentre altri, anche di fronte all’evidenza più marcata, dicono che la neve è color nero… Direte che sto scoprendo l’acqua calda e, onestamente, non posso che darvene atto.
Ma è lecito questo ?
I vari Ordini dei Giornalisti, a mio avviso necessari, non servono a niente di fronte a queste realtà, tant’è che i giornalisti se ne fregano, scrivendo lo stesso, magari sotto pseudonimo, fino a coprire l’eventuale periodo di un’eventuale sospensione… Ovviamente, anche qui, intendo salvare le necessarie eccezioni, in capo a chi è riuscito ad avere sufficiente forza contrattuale nei confronti degli editori: non tutti infatti diventano dei Montanelli, degli Scalfari, dei Mauro che possono permettersi di dettare legge in forza della loro professionalità, della loro intelligenza, ma anche a volte a circostanze fortunose che hanno portato detti giornalisti al posto che occupano: sappiamo infatti che, qualche volta, basta inserirsi al momento giusto al posto giusto per poi fruire di forti futuri benefit…
Il discorso sarebbe lungo e penso, anche per esperienza, che ogni Ordine dei Giornalisti, avrebbe qualcosa da dire rispetto alla sua sfera di influenza regionale. Insomma, anche il giornalismo, almeno per me, ha abdicato dalla sua posizione più bella del mondo ad una sorta di assimilabilità a tutto, tant’è che molta gente (e fra questi ci sono pure io) preferisce ogni giorno, esprimersi, incondizionata, in vari giornali on-line che stanno diventando il vero strumento informativo dei prossimi anni. Ne è prova che la carta stampata è in crisi.

Ma ora vengo anche alla banca. Che cos’è oggi la banca ? Io, sono uscito da questo contesto professionale nel 1993, dopo circa 37 anni di lavoro, ma già, prima di allora, avevo notato una sconcertante metamorfosi della peculiare attività di tutti gli Istituti di Credito: in banca, allora, ma anche adesso, si vende di tutto, tant’è che molto spesso, io stesso mi sono trovato in difficoltà, non solo per incapacità connessa (anche alla…rottura di…) per conoscere i vari prodotti da vendere, dovendo raggiungere quei budget che la Direzione Generale pretendeva e che, per inciso, nulla avevano a che vedere con la peculiare attività di una banca che era ed è, anzi erano e sono, la raccolta del denaro ed il suo impiego. Aspetto, quest’ultimo che, sempre a mio avviso, ove le banche avessero continuato come una volta a seguire il lavoro specifico e quindi con più attenzione verso le varie aree geografiche di operatività nell’interesse dell’economia reale, ripeto dell’economia reale, non si sarebbero determinati, come si è visto di recente, attraverso le varie sottoscrizioni di carta straccia che hanno messo sul lastrico tanti poveri ed inerti risparmiatori, degli squilibri a livello mondiale.
Vogliamo fare un discorso anche su questo ?
Penso che non sia necessario, con gli esempi che abbiamo avuto in Italia, ma anche negli Usa e persino in Russia.

In questo baillame si inserisce la politica che liquido in poche parole. Anch’essa, sembra aver fatto il suo corso: essa è diventata un serbatoio di lavoro per persone che, non avendo né arte ne parte, un lavoro, una professione insomma, ambiscono a quella facile visibilità che altri contesti difficilmente possono dare. Come ? Intersecandosi ed inserendosi ovunque perché conviene, noncuranti della nausea sempre più montante del popolo italiano. Anche qui, ovviamente, fatte salve le debite eccezioni.

Cosa possiamo sperare da questa realtà ? Ove il governo non cade perché altrimenti i parlamentari non maturano il vitalizio ?
Arnaldo De Porti

P.S. Oggi la politica, soprattutto Tremonti deve stare molto attento a quello che fa. Non vorrei che, da un momento all’altro, decretasse che i risparmi degli Italiani, vanno tassati “una tantum” a partire da qualche giorno prima della manovra e lo giustificasse magari dicendo che l’ha fatto anche Giuliano Amato…(quest’ultimo però con nobili motivi, quelli dell’ingresso in Europa che poi ci ha salvati, anche restituendo una parte delle somme tassate). Se così fosse, parlare di governo ladro sarebbe un eufemismo…

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