Scuola: TFA – Oltre il danno la beffa

La parola “precario”, è sinonimo di incerto, insicuro ed in questi ultimi anni, è riferito a chi ha un lavoro con contratto provvisorio. Tale definizione pare non risulti abbastanza chiara al mondo politico e dell’informazione creando una grande confusione e situazioni paradossali a tal punto che c’è chi ambisce ed aspira a diventare Precario. Non è una barzelletta, nella scuola c’è sempre qualcuno messo peggio e c’è una neo-categoria, conosciuta soprattutto in ambito scolastico e sindacale, che è quella degli “ASPIRANTI PRECARI,” cioè docenti non abilitati di III fascia di Istituto; certo, perché la loro massima aspirazione è quella di diventare precario a vita, senza che gli vengano riconosciuti gli scatti di anzianità ed avere una pensione al limite dell’assegno sociale.

E’ il caso di molti insegnanti in Italia che hanno assicurato negli anni, con il loro servizio, lo svolgimento regolare delle lezioni ma che ora rischiano di essere polverizzati, con effetto bomba atomica, perchè non possiedono l’abilitazione rilasciata dalle Siss terminate dal lontano 2007.

In queste ultime settimane, visto il congruo numero di persone rientranti in questa graduatoria, pare che in molti abbiano fiutato l’affare, compresi tutti i sindacati e che stiano proponendo corsi per la preparazione al superamento dei test previsti dal TFA. E’ triste ammetterlo, ma uno dei motivi per i quali si sono buttati a pesce è per arginare la perdita delle quote dei tesserati iscritti ed eventualmente incrementarne di nuovi.

Da parte di questa categoria letteralmente dimenticata per anni, una altra domanda che non avrà mai una risposta se non demagogica è perché i sindacati, non abbiano organizzato questi corsi dal 2007 ad oggi, con larghissimo anticipo, cercando di venire incontro alle diverse esigenze dei docenti, come ad esempio preparare lezioni sulle diverse materie d’indirizzo o sulla didattica, visto che i test sono attesi per il prossimo autunno. C’è l’impressione che questi “percorsi” giochino sul fattore psicologico della paura di essere tagliati fuori visto che in questi anni si è creato un clima di vero e proprio terrore. Sembra che le organizzazioni sindacali di categoria si siano accorti e pensino soltanto ora dell’esistenza di questi docenti.

Un’insegnante, che ha partecipato a Torino ad uno di questi meeting, ha raccontato che la prima richiesta per partecipare, fosse fare la tessera al “modico” costo di 30 euro e se qualcuno fosse stato iscritto a qualche altro sindacato, avrebbero potuto chiedere la revoca.

Quel pomeriggio nella sala c’erano almeno un centinaio di persone ed il conto è presto fatto. Speculare su una categoria bistrattata come questa, credo sia ignobile. Molte di queste persone non lavorano o lavorano a singhiozzo, sottoposti ad ogni sorta di ricatto; tenuti volutamente lontano dall’abilitazione in questi anni, che dovrà prossimamente essere quindi preceduta da lunghi corsi preparatori, rigidissime selezioni, ed ovviamente, alti costi. Onestamente sarebbe stato più corretto fare due incontri gratis dove venisse esposto il calendario definitivo e non provvisorio degli appuntamenti e lasciare le persone libere di scegliere se continuare o meno a frequentarli. L’altro dubbio sorto è se questi sindacati abbiano veramente chiaro in testa le effettive e reali esigenze di questa categoria dato che non risulta abbiano mai chiesto ed ottenuto di incontrare rappresentanti per parlare e capire come concretamente aiutare questi insegnanti.

Questi Aspiranti Precari, ormai abili nell’adempimento delle proprie mansioni e fortemente indignati ed offesi per questa che ritengono un’altra presa in giro da chi dovrebbe concretamente rappresentarli non solo politicamente, denunciano l’illegalità di questa situazione che è totalmente al di fuori di quanto prevedono nostra Costituzione e le normative europee in materia di titoli professionali.

Precario non è colui che si trova in una certa graduatoria, ma essere in una determinata posizione lavorativa in attesa dell’assunzione. Non dovrebbero esistere lavoratori di serie A o Z , precari titolati e precari per “passa tempo” . I cittadini e lavoratori hanno la stessa dignità come citano due articoli fondamentali della nostra Costituzione:
Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

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