La Regione e l’Arsial investono sull’agricoltura biodinamica, che nel Lazio è una realtà in crescita: su 3mila aziende biologiche, che coprono una superficie di circa 80mila ettari, 20 sono biodinamiche e tra queste, la Agrilatina, con 96 ettari a disposizione, è nella lista delle più grandi d’Europa. Grazie al progetto gestito dall’agenzia di via Lanciani e finanziato con 480mila euro dalla Regione, si studiano i metodi di conversione al biologico e al biodinamico, attraverso il monitoraggio di tre aziende. “L’obiettivo è quello di arrivare a fornire un supporto pratico ed efficace agli agricoltori che decideranno di compiere questo passaggio”, ha spiegato il Commissario Straordinario dell’Arsial, Erder Mazzocchi, parlando dei temi affrontati oggi durante il convegno dal titolo la “Fertilità della terra”, “i dati e le informazioni raccolte andranno a costituire delle vere e proprie linee guida”. Il convegno è la tappa finale del ciclo di conferenze in Italia di Alex Podolinsky, considerato il maggior esperto vivente di agricoltura biodinamica. “Una settimana fa abbiamo avuto l’onore e il piacere di ospitare Podolinsky nell’azienda romana Agricoltura nuova, una delle tre coinvolte nel progetto”, ha ricordato Mazzocchi, “per continuare a parlare di biodinamica e fertilità della terra e approfondire in loco i metodi finora utilizzati: oggi cogliamo l’occasione”, ha aggiunto, “per ribadire la ferma volontà della Regione e dell’Arsial di continuare a sperimentare e a promuovere metodi di produzione sempre più innovativi, vantaggiosi e soprattutto rispettosi dell’ambiente”.
L’agricoltura biodinamica è orientata a ricostituire il ciclo chiuso nell’azienda agricola (presenza di allevamenti), predilige le consociazioni, le rotazioni colturali e le lavorazioni minime; l’utilizzo dei sovesci è ritenuta indispensabile per rigenerare la struttura del terreno.
Natalia Albensi
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