A Bologna, si stanno celebrando i 110 anni della Fiom. L’Italia dei valori è stata presente sin dall’apertura della manifestazione e continuerà a esserlo per tutti i tre giorni della festa fino al dibattito di domani sera sul tema “Politica e rappresentanza del lavoro” a cui parteciperò io stesso.
La Fiom è passata per un secolo e un decennio di sconvolgimenti storici e trasformazioni sociali ed economiche: due guerre mondiali, il fascismo, la ricostruzione, gli anni del boom e poi quelli della crisi, la prima repubblica e quello che è venuto dopo. Se con i decenni la Fiom fosse diventata un glorioso monumento sarebbe degna di rispetto ma ben poco interessante per chi, come noi, lavora per cambiare e rinnovare profondamente il nostro Paese.
Ma non è affatto così. Uno può pensare quello che vuole delle sue battaglie, ma nessuno può negare che la Fiom continui a svolgere un ruolo centralissimo nel mondo del lavoro, nei conflitti sociali e nelle relazioni industriali. Dopo un secolo e un decennio dalla sua fondazione continua a tenere insieme fasce di lavoratori molto diverse tra loro: gli ingegneri informatici e gli operai di linea, i giovani precari che non solo pagano da anni il prezzo più caro nella crisi ma devono anche sentirsi insultare indecentemente da uno come il ministro Brunetta e gli immigrati che nelle fabbriche costituiscono ormai il 35% della forza lavoro.
Il segreto di questa capacità di restare al passo con la modernità nonostante i cambiamenti immensi che ci sono stati negli ultimi decenni secondo noi ha un nome preciso. Una parola che stava molto a cuore a Claudio Sabattini, ex segretario della Fiom scomparso nel 2003: indipendenza.
La Fiom non ha mai fatto l’interesse di nessun partito, non ha mai obbedito a nessun partito, non ha mai considerato le esigenze di qualsiasi partito più urgenti di quelle dei suoi rappresentati. Per questo nell’Italia di oggi è una rarità e per quella di domani che presto dovremo costruire noi un esempio e un modello.
Questo non significa che noi dell’Idv dobbiamo essere sempre e per forza d’accordo con la Fiom. Proprio la sua orgogliosa indipendenza dalla politica permette anche a noi, che siamo un partito politico, una uguale indipendenza. Come nel passato anche nel futuro crediamo che su alcune cose saremo d’accordo e su altre avremo da discutere.
Vogliamo fare un esempio chiaro: noi crediamo che sia arrivata l’ora di applicare anche quei dettati della Costituzione che sinora sono rimasti lettera morta, fra cui anche quell’art. 46 che parla della partecipazione dei lavoratori al controllo delle imprese. Storicamente non è un tema facile per la cultura della Fiom, molto più segnato dall’aspetto conflittuale delle relazioni industriali. Discuteremo. Ci confronteremo. Forse troveremo un’intesa.
Su un punto però il nostro accordo è e resterà sempre totale: sulla convinzione comune che non si deve più permettere che a sancire accordi di lavoro che riguardano la vita dei lavoratori siano solo le organizzazioni sindacali senza dover rispondere a nessuno delle loro scelte. Quegli accordi devono entrare in vigore davvero solo dopo che i lavoratori hanno deciso, con un voto libero e democratico, se accettarli o no. Per questo abbiamo proposto una legge sulla democrazia e sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro.
Indipendenza e democrazia: è in nome di questi due princìpi che della Fiom siamo e resteremo profondamente amici.
Auguri.
Postato da Antonio Di Pietro