LA SINISTRA CHE NON C’E’

Il PD, neppure parente lontano del defunto PCI, non intende tener le distanze strategiche dai partiti che si definiscono, a torto o a ragione, di centro. Il tutto senza equivoci di sorta. Con la squadra del Cavaliere alla guida del Paese, l’Opposizione intende rafforzarsi; magari raccattando il consenso, più o meno esplicito, delle formazioni minori che si oppongono alla guida Berlusconi. Le elezioni amministrative hanno dimostrato che nel PdL qualcosa non funziona più nel modo giusto; ma anche la Lega Nord ha perso consensi e, di conseguenza, voti. Il popolo di Fini, guarda caso, non ha votato per il centro/destra nelle consultazioni amministrative, favorendo, di fatto, le alleanze di centro/sinistra. Al nord, come al sud della penisola. La circostanza, sino a pochi mesi fa, sarebbe stata impensabile anche per i più scaltri dei commentatori politici. Invece tutto è andato diversamente. Secondo il nostro punto di vista, non è detto che senza il Cavaliere il PdL non avrebbero futuro. Per il passato, soprattutto ai tempi di Forza Italia, l’ipotesi poteva reggere. Oggi non più. Le teorie liberiste di Berlusconi sono state ben assimilate da altri politici del Partito. Quindi, un cambiamento al vertice non significherebbe, necessariamente, il tramonto degli ideali dell’Uomo d’Arcore. C’è poco da ipotizzare: restano, in ogni caso, gli elettori a decidere per chi, e come, votare. Se si andrà a consultazioni politiche, magari un anno prima della fine Legislatura, non riteniamo che l’attuale binomio di governo la spunterebbe. Con ciò senza sottacere che un Esecutivo di centro/sinistra rappresenti, poi, la soluzione più sicura ai problemi di casa nostra. L’estate si annuncia con un inflazione interna sempre sopra al 2% su base annua e con un tasso di disoccupazione non inferiore all’8%. Queste percentuali esprimono, quindi, una situazione di disagio solo in parte giustificabile dal perdurare di quella crisi economica mondiale che ancora imperversa. Ma se a destra ci sono responsabilità di gestione, a sinistra manca l’inventiva con segnali che possono offrire differenti scelte al Paese. Dato che non riteniamo che sarà affrontata la riforma della legge elettorale, sussisterà, ancora, l’attuale sistema per stabilire chi governerà e chi no. Berlusconi non potrà, in alcun caso, contare sugli uomini dei Partiti di Centro. Il PD, invece, già si sta guardando intorno per promuovere nuove alleanze o patti di cobelligeranza con i fuoriusciti dal PdL e con la dirigenza delle altre sigle che hanno preso le distanze, anche in realtà recenti, dall’accoppiata Berlusconi/Bossi. Certamente, se dovesse affermarsi un’ipotetica alleanza di centro/sinistra, il fronte istituzionale andrebbe a stravolgersi. Si ripartirebbe daccapo; con conseguenti problemi per la nostra situazione socio/economica. C’è, però, il tempo per consentire a Bersani (PD), e futuribili alleati, per studiare una posizione più concreta nei confronti di quell’elettorato che ha dato segni di palese insofferenza per l’Esecutivo che ci governa. Resta che il PD potrà aspirare ad un cambiamento solo proponendo spazi e spunti operativi a chi accetterà un’alleanza implicita o esplicita. Senza questa necessaria premessa, è inverosimile che il Partito Democratico sia nelle condizioni d’offrire un’alternativa alla realtà del momento. Non esiste una sinistra forte e, di conseguenza, capace di muoversi autonomamente. Questo, forse, è il cruccio di un Partito dalle radici lontane che ha perduto, per strada, i suoi consensi storici.

Giorgio Brignola

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