di Giorgio Prinzi
Il Comitato italiano per il rilancio del nucleare (Cirn) è poco interessato al reale sviluppo della vicenda referendaria, ammesso che il prossimo 12 giugno si vada ancora a votare sugli originali quesiti relativi alle normative tuttora esistenti in materia nucleare. I quesiti in questione potrebbero infatti venire ritenuti superati del tutto o parzialmente superati dopo la promulgazione sulla Gazzetta Ufficiale delle modifiche apportate dal legislatore alla normativa oggetto della particolare richiesta di referendum. Il dato indubbio è che il senso del ridicolo ha un limite insormontabile. Quindi, nonostante le richieste in verso opposto formulate dai talebani oscurantisti che si oppongono a questa opzione energetica, l’elettorato non potrà certo venir chiamato per abrogare norme eventualmente non più esistenti; al contrario, non si può escludere che la riformulazione del quesito originale, epurato della norme cancellate ope legis, possa addirittura risultare ‘canzonatorio’ nei confronti dei promotori dello specifico referendum in materia. Staremo a vedere. Mentre altri rimangono silenti in pausa di riflessione, il Comitato italiano per il rilancio del nucleare affina le armi per la ripresa a pieno della sua attività con azioni sul territorio e con pubbliche prese di posizione in quei pochi spazi di libera espressione che ancora rimangono nel nostro Paese, ormai vittima di un conformista bavaglio di tipo stalinista caratterizzato da episodi di brutale violenza a opera di squilibrati o di esagitati energumeni nei confronti dei quali, spesso, si è dovuta constatare una eccessiva comprensione e indulgenza. Segnaliamo due scritti in cui esponenti del Cirn illustrano il loro punto di vista, pubblicati a un giorno di distanza dal quotidiano ‘L’opinione delle Libertà’, testata rimasta fedele alla cultura liberale del suo fondatore, il Cavour, anche in una situazione contingente come l’attuale, in cui si profila una intollerante cappa stalinista che in alcuni casi sconfina persino nella violenza fisica. Ringraziamo anche quanti, come ad esempio Agenzia Radicale ), riportano il nostro pensiero a volte persino profondamente dissonante dal loro. Sono persone come Arturo Diaconale e Giuseppe Rippa, molte diverse tra loro sotto molteplici aspetti, ma unite dalla stesso atteggiamento interiore di liberale accettazione del confronto di opinioni diverse e persino divergenti, che fa sopravvivere in noi la speranza di potere costruire un’Italia migliore. Segnaliamo inoltre un articolo a mia firma sulla ripartenza del nucleare dopo la vicenda referendaria scaricabile, sia nella versione pdf ) che in quella htlm (http://www.opinione.it/articolo.php?arg=3&art=101678); un articolo a firma di Giusto Buroni, con richiamo in prima ) e stesura a pagina 10 ), la cui versione htlm dovrebbe potersi scaricare dal sito www.opinione.it da lunedì 23 maggio 2011. Purtroppo, oggi domina l’intolleranza tipica dei secoli più bui. I sanfedisti ecoambientalisti hanno atteggiamenti di riprovevole e persecutoria chiusura non solo verso esponenti di una collocazione politica quali Vittorio Sgarbi, oggetto del commento di Giusto Buroni, ma verso illustri esponenti della loro stessa collocazione politica, quali Chicco Testa, Umberto Veronesi e Margherita Hack. Scrive al riguardo in una lettera di notizie ai Soci Antonio Biddau, Presidente del Circolo ‘Giorgio Perlasca’: «… l’intolleranza verso la Hack si traduceva infatti (riferisce di quanto avvenuto in una riunione di oscurantisti talebani antinucleari; N.d.R.) nella inquietante negazione della concezione laica e liberale di una società, non asservita ne condizionata da pregiudizi ideologici, aperta alla conoscenza e alla libera circolazione delle idee e riprendeva, facendola propria, la turpe visione totalitaria che fu di Goebbels, Stalin, della controriforma e, attualmente, dei fondamentalisti islamici, secondo cui ogni spirito libero che dissente va emarginato e tolto di mezzo; visione reazionaria che è in tutta evidenza la matrice culturale del settarismo fanatico e incolto di cui viene fatta oggetto la Hack. L’intolleranza verso l’astrofisica Margherita Hack – prosegue Antonio Biddau nella sua lettera-notizia – ricorda, mutatis mutandis, la vicenda dell’astronoma Ipazia pagana, vissuta nel IV Secolo; proprio in questi giorni viene proiettato il bellissimo film “Agorà” che racconta le tragiche vicende della sua vita, ferocemente troncata dal fanatismo e dal settarismo. Ipazia, figlia di Teone direttore della biblioteca di Alessandria, data alle fiamme dai cristiani, fu seguace del neoplatonico Plotino, insegnò matematica e divulgò i libri di Diofanto, inventore del calcolo algebrico, e soprattutto fu una grande studiosa di astronomia come la Hack. Sostenne, poiché era a conoscenza dell’opera di Aristarco di Samo, la teoria eliocentrica; anzi scoprì, avendo studiato le coniche di Apollonio, che il moto di rivoluzione della Terra è ellittico ed il Sole occupa uno dei fuochi. Undici secoli dopo alle stesse conclusioni giunsero Keplero ed in Italia Galileo Galilei che per questo per poco non finì sul rogo. Ipazia fu accusata da San Cirillo, vescovo di Alessandria (proclamato da Leone XIII Dottore della Chiesa) di stregoneria e di empietà, per aver sostenuto la teoria eliocentrica, avere contraddetto Tolomeo, le cui conclusioni geocentriche non potevano allora essere messe in discussione, e di aver ignorato alcuni riferimenti dell’Esodo e della Genesi. I parabolani, banda di frati squadristi, aggredirono, su mandato di San Cirillo, la povera Ipazia e la uccisero, scorticandola da viva con dei cocci e portandone in trionfo le carni sanguinanti per le vie della città». Paragone esagerato? Assolutamente pertinente, invece, poiché trova riscontro nello sfociare della intolleranza ideologica in una violenza fisica verso cui si è dimostrato e si dimostra un eccesso di benevola comprensione, soprattutto se esercitati da una determinata parte politica e ideologica. Stiamo attraversando un periodo di neo oscurantismo, di fanatico sanfedismo ideologico, in parte politico, in parte, se non soprattutto, di natura culturale, per la diffusa incapacità ad accettare la scienza e la tecnologia viste, invece, come frutto di malefici stregoni da perseguitare e condannare al rogo. Per questo la battaglia per la ripartenza del nucleare è una battaglia di civiltà contro l’ignoranza e il pregiudizio dei nuovi ‘santi’ che si proclamano paladini dell’ambientalismo, epitetando come “menti criminali” quanti, come noi, ritengono che la ripartenza del nucleare sia una scelta obbligata ineludibile. Quali valori esprime mai questa parte d’Italia?
Segretario nazionale del Comitato italiano per il rilancio del nucleare (Cirn)