Il dolore per la morte di una bambina, viene in qualche modo lenito dal pensiero che i suoi organi siano serviti a salvare altri bambini. Alla piccola Elena, a cuore battente sono stati espiantati il cuore, il fegato e i reni. I genitori dei bimbi dei quali viene dichiarata la “morte cerebrale”, acconsentono al trapianto in un momento di intenso dolore, momento in cui non è facile prendere decisioni importantissime. Il pensiero che un bimbo sia salvato, è consolante. Meno consolante è il pensiero che, per salvarlo, qualcuno sia in trepida attesa (inevitabile speranza) che ad un altro bimbo capiti un incidente mortale. E poi, poi ci sono le domande inquietanti della “Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente”. Riguardo alla piccola Elena: “Sono state corrette le terapie pre-ospedalizzazione per ridurre l’edema cerebrale? Quel 118 che l'ha intubata aveva il ghiaccio di antica memoria per l'immediatezza? Erano i genitori capaci di intendere e di volere al momento della firma per l’espianto degli organi? E’ stata chiesta l’autorizzazione ai genitori per eseguire l’angiotac e informati sui relativi rischi? Sono stati i genitori correttamente informati sulle procedure di espianto a cuore battente?”. Inquietanti.
Elisa Merlo