Il parcheggio “magico”: i casi di Piazza Arenella e via Gemito a Napoli

La costruzione dei parcheggi pubblici in Italia, e in particolare in una città come Napoli che lamenta da decenni la mancanza di spazi finalizzati alla sosta, costituisce senza dubbio un’opera meritoria. È stato dunque con non poco stupore che circa un anno fa ho appreso la notizia che la giunta Iervolino aveva deciso, finalmente, di avviare la costruzione di due grandi parcheggi nella popolosa circoscrizione Vomero-Arenella. Giustamente i vertici del Comune, con toni a dir poco entusiastici, hanno sottolineato in più occasioni l’importanza di tale iniziativa: i parcheggi non solo offrono un servizio importantissimo agli abitanti e ai frequentatori del quartiere, ma permettono anche di alleggerire e velocizzare in modo considerevole il traffico veicolare, limitando il fenomeno della sosta selvaggia o dei rallentamenti dovuti alle automobili alla ricerca di un posto.
Il mio iniziale entusiasmo è tuttavia rapidamente scemato quando ho scoperto che i due parcheggi, in piazza Arenella e via Gemito, attualmente ancora in fase costruzione, saranno dei box privati. La Giunta ha infatti dato l’appalto della gestione dei suoli pubblici a imprese private, le quali, avendo investito non pochi denari, hanno deciso di realizzare, appunto dei box da vendere a privati.
Naturalmente questo particolare cambia radicalmente le carte in tavola. Al di là dei proclami dei vari assessori , la scelta di costruire dei box non risolve assolutamente il problema della “sosta”. Chi acquista un simile immobile (il cui contratto, per essere precisi, prevede una concessione per novantanove anni) è, nella stragrande maggioranza dei casi, qualcuno che già paga il fitto in qualche struttura privata. Da ciò ne consegue che quelle auto già non sono parcheggiate in strada, e il futuro spostamento in box privati delle stesse lascerà la situazione immutata. Poi, come si può facilmente intuire, questo tipo di strutture non “libera” il quartiere neanche dalle macchine di coloro che ad esempio vengono nella zona per fare spese o frequentare locali. Certo si potrebbe obiettare che chi viene al Vomero per fare compre, per mangiare in qualche ristorante o farsi anche solamente una passeggiata, per evitare di perdere diversi quarti d’ora alla ricerca di quello spazio appena sufficiente per “incastrare” la propria auto, può prendere i mezzi pubblici: peccato però che la linea 1 della metropolitana, il servizio pubblico più efficiente in città, chiuda le sue attività alle 23.
Il vero motivo che ha spinto l’amministrazione in questo progetto è un altro. Non certamente la soluzione di un annoso problema che tormenta Napoli da decenni, ma solamente bieche ragioni di cassa: dalla vendita di questi terreni si ricaverà un po’ di quella “liquidità” necessaria per tamponare lo spaventoso deficit del bilancio comunale.
Questa storia per molti rappresenterà forse solo un ennesimo esempio della cattiva gestione della cosa pubblica e che anzi può essere collocata su un piano secondario, visti i ben più scabrosi problemi che affliggono la martoriata ex capitale dei Borbone. In realtà la questione dei parcheggi può essere considerata un’efficace metafora di questa complicata città. È incomprensibile, almeno agli occhi dell’ingenuo contribuente, il motivo per il quale molte amministrazioni, e non solo l’ultima, non abbiano mai ritenuto necessario la costruzione di parcheggi; addirittura quando sono state progettate varie fermate della linea 1 della metropolitana, c’è stato più di un esponente politico che con successo si oppose alla parallela realizzazione di posti auto sotterranei (si pensi in particolare ai casi delle stazioni “Cilea – Quattro giornate” e “Materdei”). Secondo questi benpensanti i parcheggi pubblici avrebbero incentivato l’uso dei mezzi privati a discapito di quelli pubblici, mentre invece già allora diversi studi di settore sostenevano l’esatto contrario, tanto è vero che nelle principali capitali mondiali, servite da fittissime reti di trasporto su rotaia, i parcheggi, specie quelli di interscambio, presenti in numerose fermate, sono considerati punti nevralgici della mobilità urbana.
Insomma, a questo punto si può solo sperare che il nuovo sindaco che verrà eletto dopo il ballottaggio, ragioni con la testa più che con il portafoglio e riconverta i nuovi box in costruzione in veri parcheggi pubblici.

Roberto Colonna

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