DIETRO LE QUINTE

Ci sono tematiche che non conquistano le prime pagine dei giornali (o vi restano solo paio di giorni) e poi finiscono subito nel dimenticatoio, eppure credo siano a volte molto più importanti di certe polemiche troppo esasperate.

Mentre imperversano le quotidiane dispute tra PM di Milano e Silvio Berlusconi, per esempio, pochi hanno notato il sottile lavoro di abbattimento e distruzione che altri Giudici fanno ai provvedimenti (secondo me invece sacrosanti) presi in questi mesi dal governo in piena applicazione al proprio programma.

Emblematico il caso del “decreto sicurezza” di Maroni di nemmeno due anni fa che, pur approvato dalle Camere che rappresentano i citadini, in nome di principi assolutamente teorici la Corte Costituzionale sta man mano cancellando e demolendo rendendo ingestibile la quotidiana realtà.

Da una parte tutta la legislazione recente vede infatti nella persona del sindaco, eletto direttamente dalla gente in una delle poche leggi elettorali che funzionano, concentrarsi una volontà decisoria della società. Quasi tutti i cittadini capiscono infatti che federalismo ed autonomie sono necessarie, chiedono più sicurezza e tempestività di intervento da parte delle autorità vedendo nel sindaco l’espressione operativa per risolvere i loro problemi.

Ma ecco giudici che – cavillando su tutto e che sembrano vivere in una loro isola dorata, o in un mondo di alieni – dichiarano per esempio che non si può più vietare l’accattonaggio, l’abusivismo, la minima restrizione – quando necessario – della libertà personale.

Tutti principi teoricamente sacrosanti, ma nella pratica significa impedire di intervenire alla svelta sui problemi quando sono piccoli e conseguentemente farli diventare grandi (vedi i campi rom di Roma) quando poi diventano irrisolvibili.

Non solo, tutte le scelte sono sempre e comunque dettate da una linea che pensa solo a tutelare i colpevoli e mai le parti lese e questo vale dalla vittima di un furto a chi si difende da un aggressore.

Come sindaco non posso così obbligare un cittadino a rispettare una legge, non posso chiedergli i documenti, non lo posso sanzionare, non posso allontanarlo se non in flagranza di reato (cioè mai) eppure credo che il 90% dei cittadini sarebbe favorevole a misure di questo tipo, ovviamente applicate con spirito di equità, serietà e giustizia.

Non ho visto alcun problema causato da una qualche pseudo “ronda padana” ma constato che esistono in molte città d’Italia quartieri dove è libera la criminalità, l’impunità, l’evidenza della illegalità.

Dove sono quei giudici a dare una mano alle Forze dell’Ordine ed alle autorità locali per una miglior sicurezza per tutti? Spariti.

Lo stesso avviene in mille atti amministrativi che diventano di una cavillosità angosciante. Per esempio ricoverare (o dimettere) un cittadino da un reparto psichiatrico costa una enormità in termini di sprechi di tempo, uomini e mezzi ed è una ridda di firme, autorizzazioni, notifiche, verbali: possibile che i fax e le mail restino mezzi di comunicazione ancora sconosciuti in certi Palazzi di Giustizia, mentre è evidente che solo un medico sarà comunque in grado alla fine di stabilire il da farsi, non certo un magistrato, un sindaco, un vigile urbano?

E non parliamo dei “diritti acquisiti” che bloccano tutte le riforme, la burocrazia, i procedimenti amministrativi, la mobilità del personale. Si chiede di ridurre la spesa ma non si può toccare uno stipendio, una procedura, un premio di produzione, un incentivo che andrebbe riservato a chi lo merita sul serio, ma alla fine è spesso distribuito a pioggia o qualsiasi sindacato impugnerà ogni atto. Come applicare le riforme di Brunetta in una società di burocrati dove tutti giocano a scaricarsi le responsabilità e mille sentenze aiutano sempre a bloccare tutto?

Lo stesso negli appalti e nelle opere pubbliche: bisogna evitare le possibilità di corruzione, ma si rischia che i lavori poi costino il doppio per le procedure, i ricorsi, le riserve, con i tempi che si allungano a dismisura.

E’ di questi giorni l’indagine pubblicati sui giornali specializzati che un lavoro pubblico costa circa il 39% in più della stessa opera costruita da privati e questa percentuale altissima dovrebbe farci meditare su quanto si spreca, a volte, solo per dimostrare di non farlo.

In definitiva vale la pena mantenere un sistema di controllo che incide troppe volte sulla forma e poco sulla sostanza,soprattutto per opere di piccola entità?

Per me è utilissima questa esperienza di sindaco per toccare con mano mille assurdità, ma è anche una sofferenza avere i soldi in cassa (non spendibili) ma non avere poi i mezzi legali per poter far fronte alle esigenze, con i cittadini giustamente indignati per tanti ritardi e che non capiscono mai chi ne abbia in definitiva la responsabilità.

Autorevolezza, semplicità, responsabilità diretta e successivo controllo elettorale: in democrazia dovrebbe sempre funzionare così.

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