Belgio – La disoccupazione in Vallonia cala al 13,4%, ma il disavanzo primario triplica.
La Vallonia, regione meridionale del Belgio afflitta da una grave crisi economico-sociale da ormai 40 anni (crollo del settore siderurgico), vede calare il tasso di disoccupazione dal 14% al 13,4% nel giro di un anno. Contemporaneamente il disavanzo primario della Vallonia si attesta intorno ai 6,2 miliardi di €, più del triplo rispetto al 2006. I maligni sostengono che i circa 10.000 posti di lavoro creati nell'ultimo anno siano in realtà posti assisititi gravanti sulle tasche del contribuente. Contemporaneamente i trasferimenti dalla ricca regione Fiamminga alla disgraziata Vallonia hano raggiunto la cifra record di oltre 5 miliardi di €. Non sorprende quindi che gli elettori e i politici fiamminghi chiedano a gran voce una riforma federalista e la fine dell'assistenzialismo, mentre elettori e politici valloni (socialisti in primis) vedano una prospettiva del genere come la peste.
Risultato: il Paese è da un anno senza Governo.
Vorremmo consigliare a Bersani, D'Alema, Vendola e compagni di traferirsi in Vallonia, dove i loro amici socialisti (Elio Di Rupo in testa) una bella indennità di disoccupazione o meglio ancora un posticino da consulente in un'azienda municipalizzata non glieli negheranno di certo.
Austria – Possibile indizione di un referendum sull'adesione della Turchia all'UE.
Tanto tuonò che piovve. Dopo anni di negoziazioni e decisioni a porte chiuse a Bruxelles circa l'adesione della Turchia, un Paese Membro dell'Unione, l'Austria, minaccia di dare la parola ai cittadini attraverso un referendum.
A nostro modesto avviso, dovesse questo referendum aver luogo, il fronte del NO avrebbe ampie probabilità di vittoria, mentre l'Europa rischierebbe l'ennesima brutta figura dopo la bocciatura del progetto di costituzione decretata dai referendum francese e olandese del 2005.
Ci siano dunque consentite una riflessione ed una proposta.
E' nostra convinzione che il miglior modo di riavvicinare gli Europei all'Europa sia proprio quello di dare ai cittadini l'ultima parola sulle questioni vitali per loro e per le generazioni future, vedasi la controversa disputa sull'adesione della Turchia all'Unione Europea.
Ergo la proposta: sarebbe così difficile indire un referendum in tutti i 27 Paesi contemporaneamente su tale tematica? No di certo.
Alla Politica con la “p” maiuscola spetta dunque di assumere una tale iniziativa, rischiosa certo, ma l'unica davvero sensata ai nostri occhi, per evitare una nuova esiziale figuraccia in caso gli austriaci mandino all'aria col loro voto anni di negoziati e di promesse sempre più difficili da mantenere.
Portogallo – L'ammontare del piano di salvataggio è di 78 miliardi di €.
Il Commissario Europeo agli Affari Economici Joaquim Almunia criticava a più riprese, prima della grande crisi del 2008, lo stato della finanza pubblica dell'Italia, specie ai tempi del Governo Berlusconi II, salvo constatare in seguito che il suo Paese d'origine, la Spagna di Zapatero, aveva basato la propria crescita su di una gigantesca bolla speculativo-edilizia esplosa inevitabilmente all'indomani della crisi.
Ugualmente il Portogallo, Paese d'origine del due volte Presidente della Commissione Europea, il simpatico Josè Manuel Durao Barroso, sprofondava nei debiti fino a dover richiedere ai partner europei un piano di salvataggio finanziario da 78 miliardi di euro, vale a dire circa 2 volte e mezzo i soldi sottratti a suo tempo ai contribuenti italiani per la pseudo-ricostruzione dell'Irpinia dopo il terremoto del 1980.
Spiace constatare che Almunia, Barroso e la Commissione Europea nella sua interezza fino al 2008 non si siano accorti di niente, certificando puntualmente la solidità finanziaria di Spagna e Lusitania, oltre che di Grecia e Irlanda.
Tutti possono sbagliare, per carità, ma sarebbe bene per il futuro evitare certe deleterie distrazioni, se non addirittura controproducenti doppiopesismi verso questo o quello Stato, altrimenti sarà sempre più difficile che i Governi dei Paesi più sani (ed i relativi cittadini e contribuenti) accettino di farsi carico delle manovre di salvataggio proposte da Bruxelles.