La parzialità  di certe inchieste

di Nicola Cariglia

Pochi sono davvero disposti a credere che esista, come ha sostenuto Berlusconi, un patto scritto o esplicito tra magistrati ed il presidente della Camera, Gianfranco Fini, per danneggiare Berlusconi e i suoi, tenendo al riparo dalle inchieste Fini e gli uomini di Fli. Ma se poniamo la seguente domanda: “Ritenete che l’azione della magistratura sia spesso pretestuosa e persecutoria al fine di scalzare Berlusconi sovvertendo così l’esito del voto?”, allora le cose cambiano. Scoprirete che molti, anzi moltissimi, sono disposti a dar credito a questa ipotesi. E ciò ci rivela almeno due verità. La prima: la magistratura, al pari della politica, non gode di largo prestigio presso la pubblica opinione e su ciò dovrebbero interrogarsi giustizialisti, ‘manettari’ e quanti non rinunciano alla via giudiziaria al governo. La seconda: Berlusconi ci va a nozze nella polemica con giudici e Pm e la rinverdisce ogni volta che sente di dover tirare su il morale alle sue truppe in vista di una campagna elettorale. In effetti, siamo alla vigilia di una tornata elettorale amministrativa, ma politicamente (come sempre in Italia) importantissima. Berlusconi ha scelto di esplicitare il significato politico dell’appuntamento, facendone ancora una volta un voto sulla sua persona e imponendo il terreno della battaglia. Preoccupa per le sorti del Paese questa presenza ininterrotta della Giustizia nello scontro politico al quale, c’è da dire, una parte della magistratura non si sottrae. L’alfa e l’omega di questa anomalia ventennale sta in due fatti: il varo di leggi 'ad personam' e l’interpretazione delle leggi 'contra personam'. Il cosiddetto processo Mills, per mettere al riparo dal quale il parlamento sta ulteriormente accorciando i tempi della prescrizione, è fortemente condizionato da una interpretazione stravagante della legge che questi tempi aveva portato ad allungare. La parte più ragionevole del Paese, compresa ovviamente l’opposizione, ha molto da riflettere sul fatto che Berlusconi scelga di fare le sue campagne elettorali proprio sui temi che, in una situazione normale, lo metterebbero in crisi. Così come ha da riflettere che a Milano il centro-destra tema l’esito del voto non già di fronte a un candidato del Pd, come sarebbe ovvio, bensì di fronte ad un candidato ‘vendoliano’, che personalmente e come esponente di Rifondazione prima e di Sinistra e Libertà ora, mai ha sposato le posizioni del giustizialismo becero e oltranzista. Infine, non si dimentichi mai una considerazione se si vuole realmente uscire dalla crisi italiana. I mali attuali (confusione e lotta tra poteri dello stato, democrazia zoppicante, elettorato espropriato delle sue prerogative) derivano tutti dal modo in cui si determinò il passaggio alla cosiddetta ‘seconda Repubblica’ nei primi anni novanta: in maniera violenta, oscura e semigolpista. Chi pensa di passare dalla ‘seconda’ alla ‘terza’ Repubblica con gli stessi metodi prepara non il superamento, ma la prosecuzione dell’anomalia italiana.

(articolo tratto dal sito www.pensalibero.it)

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