Nordest, Gomorra abita qui

Ventinove arresti per estorsione, usura e associazione mafiosa. Circa trecento militari impegnati da questa mattina in Lombardia e Veneto, ma anche Sardegna e Puglia per sgominare, dopo lunghe indagini, un’organizzazione criminale che faceva capo al clan camorristico dei casalesi che, ed è questo il dato più significativo, aveva piantato radici saldissime in Veneto. E’ quanto emerge da un’inchiesta di carabinieri di Vicenza e della Direzione investigativa antimafia di Padova. Le persone arrestate sono accusate di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione ma anche di esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria. I carabinieri hanno infatti accertato che oltre cento società sono state estorte, ed hanno ricostruito due episodi di sequestro di persona a scopo di estorsione, verificato sessantuno episodi di usura aggravata e diciassette episodi di estorsione aggravata. L’attività di intermediazione si concentrava su soggetti in difficoltà finanziaria, utilizzando come copertura lo schermo legale della società di recupero crediti “Aspide” (con base a Padova), dalla quale venivano pianificate le attività di riscossione e le spedizioni punitive nei confronti dei debitori insolventi nonché il “forzato” trasferimento di intere quote societarie dalle vittime ai loro aguzzini e il diffuso ricorso a illecite operazioni di attività di intermediazione finanziaria.

L’organizzazione, diretta da Mario Crisci, detto “il dottore”, prestava alle vittime denaro a tassi fortemente usurari (fino al 180% annuo), sino a soffocarle, costringendole a cedere le proprie attività economiche (imprese, società e beni valutati nell’ordine di svariati milioni di euro) o, talvolta, a procacciare per il clan nuovi «clienti» nel tentativo di arginare il proprio debito cresciuto vorticosamente in breve tempo.

Di fronte ai ritardi nel pagamento scattavano brutali pestaggi. Il denaro finiva nelle casse del gruppo tramite l’ingegnoso sistema della carte poste-pay (ricaricate dalle elargizioni delle vittime) in dotazione ai vari componenti dell’organizzazione e serviva, inoltre, a distribuire i compensi dell’attività criminale (veri e propri stipendi mensili). Parte dei proventi, infine, era destinata a soddisfare le necessità economiche di detenuti affiliati alla camorra e dei loro familiari.

L’attività investigativa, sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e pedinamento, e con del Ris dei carabinieri di Parma e della Dia di Roma, ha consentito il sequestro di una enorme mole di documenti: assegni, cambiali e cessioni di credito aziendali degli usurati per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, oltre ad armi e munizioni da guerra. “È la prima volta che portiamo allo scoperto un’organizzazione criminale del genere – fa notare il colonnello Michele Vito Sarno, comandante provinciale dell’Arma – io dico che si tratta di un male di natura oncologica, un vero e proprio cancro che porterà a scoprire nei prossimi giorni ulteriori sviluppi e altre vittime di questi criminali”.

(m.zol)

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